Svuotare il nulla. La dimensione politica del nichilismo contemporaneo

Svuotare il nulla. La dimensione politica del nichilismo contemporaneo

Qual è il fondamento teorico e la sua traduzione sul piano politico dell’attuale ingiustizia sociale ed ecologica che ha assunto ormai una dimensione planetaria? La politica oggi ha una dimensione orizzontale attenta al destino dell’altro o verticale in cui prevale esclusivamente la legge del più forte?

Ma qual è il destino dell’uomo? il nulla o il senso. Il futuro dell’uomo e del pianeta dipende dalla risposta che si dà a tale domanda.

Cosa significa svuotare il nulla? Come si fa a svuotare ciò che non è? Il nulla non esiste, da ciò “l’impossibilità logica di affermare che le cose vengono dal nulla e nel nulla ritornano”. Già Lucrezio ci avvisava del fatto che “dal nulla viene nulla” e secondo la legge di Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

L’affermazione del nulla, processo iniziato storicamente con i maestri del sospetto, Nietzsche e la morte di Dio – Freud e la morte del padre – Marx e la morte dell’individuo, ha avuto come esito il nichilismo, tentativo di vivere il nulla nel nulla.

Il nichilismo porta al fallimento il destino proprio dell’uomo: dare senso alla sua vita. Svuotare il nulla significa trasformare il nichilistico “nulla” nello stato di gettatezza esistenziale in cui nulla ha senso (il nulla) affinché tutto abbia senso (il nulla svuotato), quel senso che io do al mio mondo alla mano: gli eventi e gli altri non rimangono mere coincidenze ma vengono da me dotati di senso e danno, quindi, senso alla mia vita per cui io mi realizzo nel mondo non contro o sfruttando gli altri ma con gli altri, anzi gli altri sono la mia unica possibilità di senso e di esserci. Il senso che diamo alla vita fa esserci e rimanere eternamente nei ricordi di quanti abbiamo incontrato nel cammino della nostra vita. Saremo ricordati se riusciremo a dare alle “nostre” tracce di senso una dimensione “politica”: la relazione politica quando è una “relazione di sensi” assume una dimensione orizzontale che ci permette di costruire una casa comune in cui co-abitare.

La politica nichilistica, invece, ha una dimensione verticale dove la forza diviene l’unico valore nelle relazioni umane: in una società nichilistica dove nulla ha senso pre-vale il più forte e la forza. Si comprende, allora, come in una cultura nichilistica la tecnica che dovrebbe essere a servizio dell’uomo e del miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli, è diventata invece il nuovo mezzo di arricchimento e sfruttamento delle risorse del pianeta nelle mani della nuova forza capitalistico-tecnocratica.

Il capitalismo tecnocratico di matrice nichilistico, con un intreccio perverso di capitale – tecnica – politica, segue la logica etica del voglio (ricchezza) – posso (la tecnica) – faccio (la politica), sfruttando le risorse del pianeta per un arricchimento personale a discapito dei più deboli, il tutto sotto l’egida del nichilismo e delle politiche neoliberiste.

La fiducia nella vita e la speranza nella capacità dell’uomo di dare senso e significato alle relazioni umane per costruire una casa comune da co-abitare è la sfida da lanciare al nichilismo contemporaneo che, con la sua fede nel nulla e senza speranza per il futuro, rende l’uomo libero da Dio ma schiavo delle forze cieche del nuovo capitalismo tecnocratico: la discriminante infatti non è tra il vivere con Dio o senza Dio, ma tra l’avere fiducia nella vita o nel nulla. Il primo atteggiamento è proprio di coloro che cercano di dare un logos, un senso alla vita e al loro vivere (o alla luce della sola ratio o alla luce dell’evangelium) il secondo, invece, è l’atteggiamento di chi, nel nulla esistenziale, affidandosi unicamente all’egemonia e alla forza della tecnica, finisce per divenire quel dominus di cui ne ha proclamato la morte, dominando chi la tecnica la può solo subire.

All’antropologia nichilistica si oppone dunque un’antropologia escatologica, l’antropologia cioè dell’Homo Viator che nell’andare incontro alla pienezza del tempo discerne nella storia i segni dei tempi, il senso escatologico degli eventi e degli avvenimenti.

Svuotando l’inesistenza, in quanto il nulla non è, rimane spazio e tempo solo per l’esistenza che, se non si vuol far precipitare nel nulla, deve essere da noi, sia che viviamo con Dio, sia che viviamo senza Dio, dotata di senso: questo è il destino dell’uomo e negarlo significa negare l’uomo stesso, significa proclamare la “morte nichilistica dell’uomo” che assume la dimensione politica del capitalismo tecnocratico.