Se vuoi comprendere qualcuno, “conosci te stesso”: l’antico motto socratico sempre valido nella funzione docente

Se vuoi comprendere qualcuno, “conosci te stesso”: l’antico motto socratico sempre valido nella funzione docente

Spesso ci chiediamo come mai quel determinato bambino, bambina o persona adulta crei in noi una simpatia o un’antipatia in modo spontaneo. Diciamo infatti che “lo sentiamo a pelle”, ma come può il nostro corpo essere un termometro alle relazioni interpersonali? La risposta sta nella nostra stessa storia di vita. 

Dal calore che dava l’abbraccio della nostra nonna, ai litigi che vivevamo con i nostri genitori, alla disavventura con nostro fratello, tutte le persone che ci circondano rimandano a dei nostri vissuti che spesso riviviamo inconsapevolmente.

Quando si tratta di vissuti positivi il tutto sembra più facile, quella persona ci piace, ci ricorda qualcosa di piacevole che percepiamo più vicino a noi solo stando con lei, ma quando la stessa persona ci smuove un qualcosa di negativo, ecco che notiamo principalmente i suoi lati peggiori. 

“Mi urta, mi fa venire i nervi, non lo sopporto”, queste sono solo alcune delle cose che siamo soliti pensare, ma la rabbia nasconde spesso un qualcosa di importante. 

Pur mascherando bene i nostri vissuti, la rabbia ci avvisa che quella persona è particolarmente significativa per la comprensione di noi stessi in quanto smuove probabilmente qualcosa di molto simile ad alcune nostre caratteristiche.

Spesso può accadere che il vero significato della cosa sia difficilmente leggibile, soprattutto quando ci relazioniamo con dei bambini. Perché mai un bambino, nell’ambito personale della casa o nell’ambito lavorativo ad esempio dell’insegnamento, dovrebbe mai provocare in noi così tante cose positive o negative? La risposta è sempre la stessa: tutto sta nei vissuti di crescita con propria famiglia. 

Alba Marcoli, psicologa e scrittrice, ci aiuta a capire perfettamente questo concetto nel suo libro “Il bambino nascosto: favole per capire la psicologia nostra e dei nostri figli”. 

L’autrice, tramite un linguaggio diretto e semplice, mette in evidenza l’importanza di riconciliarsi con il proprio bambino nascosto per rendere più chiari i movimenti proiettivi che si vengono a creare tra adulti o con i più piccoli. 

Parlando direttamente al bambino che noi adulti siamo stati, questo libro ha il prezioso potere di ampliare la consapevolezza interiore per trasformare i possibili ostacoli in risorse.

Il lontano motto socratico “Conosci te stesso”, sottolinea l’importanza di accrescere la propria consapevolezza come chiave per per la risoluzione di molti problemi, eppure è spesso evitato in quanto, essendo talvolta doloroso, risulta più facile dare la responsabilità dei propri vissuti alla persona che abbiamo di fronte, anche nel caso si tratti di un bambino.

Quando una persona attua un determinato comportamento o quando un bambino ci risulta difficile da gestire, dobbiamo quindi richiamare a noi la nostra parte infantile, ossia tutti quei vissuti elaborati o meno che ci possono permettere di leggere la situazione da un altro punto di vista.

L’aiuto professionale di uno psicologo può facilitare la presa consapevolezza di vissuti propri e altrui che spesso rischiano di appesantire non solo i più piccoli, schiacciati dalle dinamiche degli adulti, ma anche quest’ultimi quando impossibilitati nel far emergere la loro parte migliore.

La possibilità di guardare in modo più neutro un accaduto, chiedendoci a cosa questo rimanda nel nostro passato, è sicuramente la via per godere al meglio le relazioni con grandi e piccoli sia in occasioni piacevoli che spiacevoli.