RECUPERARE IL SENSO PIU’ VERO DEL “NATALE”

RECUPERARE IL SENSO PIU’ VERO DEL “NATALE”

“Natale” è l’attesa che si compie, è la festa della speranza, è l’incontro di ogni cristiano con il Gesù che nasce, è la tenerezza di Dio che invade l’animo umano e si fa presente nella storia, parla il nostro linguaggio, trasforma ogni cosa al suo interno, sana le fratture che ci dividono e ci chiama a un tentativo sempre nuovo di ritrovarci, di sentirci solidali e partecipi verso il fratello che accoglie il Signore che nasce, il Dio con noi, il quale condivide, in un supremo atto d’amore, tutta la precarietà della nostra storia. Il significato reale, concreto, autentico del “Natale” spesso è offuscato dalla frenesia della quotidianità che ci assorbe e ci inebria, appare pertanto necessario riflettere sul senso profondo che riveste il “cammino” che ci conduce alla grotta di Betlemme, un cammino che implica un “cambio di direzione”, un passaggio da una fede ereditata ed accettata passivamente ad una fede conquistata e vissuta come risposta al dono di Dio.

La conversione è la rottura di quella mentalità orientata verso i valori puramente umani, verso l’autosufficienza e l’orgoglio, per aderire ai segni di penitenza che non siano soltanto rituali. Conversione è adesione al Bambino che nasce in povertà, è fare proprio quell’atteggiamento di pic- colo, di servo, di figlio che rende autentico il nostro cambiamento di vita, che trasforma e purifica la nostra identità consentendoci di immergerci nel mistero dell’Incarnazione, nel mistero di Dio che si fa nostro prossimo, rivela il suo volto e ci parla nel suo Figlio.

Papa Francesco ci invita a riscoprire il valore del Natale e ci ricorda che: «sarà Natale se, come Giuseppe, daremo spazio al silenzio; se, come Maria, diremo ‘eccomi’ a Dio; se, come Gesù, saremo vicini a chi è solo; se, come i pastori, usciremo dai nostri recinti per andare incontro al prossimo, se troveremo la luce nella povera grotta di Betlemme. Non sarà Natale se cercheremo i bagliori luccicanti del mondo, se ci riempiremo di regali, pranzi e cene ma non aiuteremo almeno un povero, che assomiglia a Dio, perché a Natale Dio è venuto povero».

La “povertà”, nella società dell’opulenza falsificata dal materialismo e dal vortice dei consumi, diviene una scoperta anacronistica ma necessaria affinché Gesù nasca davvero nel cuore degli uomini: un cuore che celebra un Dio inedito capace di ribaltare le logiche del mondo; un cuore che riscopre il valore autentico del Natale in un tempo che non sia sprecato, ma valorizzato incontrando l’amore di Dio che si china sulle debolezze dell’uomo disegnando scenari nuovi di fiducia e speranza; un cuore che non rimane spettatore dinnanzi alle sofferenze dell’umanità, ma accoglie l’impegno a soccorrere sempre e dovunque chi è piegato dalle ingiustizie, dall’indigenza, dalla solitudine, dalla cultura dell’indifferenza; un cuore aperto al dialogo ed alla solidarietà.

Ed ecco che sarà veramente Natale, quel Natale autentico che, come afferma papa Francesco, «è la rivincita dell’umiltà sull’arroganza, del silenzio sul baccano, della preghiera sul “mio tempo”».