Per la scuola non bastano le buone intenzioni, bisogna agire!

Per la scuola non bastano le buone intenzioni, bisogna agire!

A poche settimane dall’insediamento del nuovo governo, la scuola comincia a delineare la sua strada per i primi interventi. Il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, nelle prime dichiarazioni pubbliche, ha da subito manifestato l’idea di voler combattere la piaga del precariato e di assumere insegnanti per averli al proprio posto già il 1° settembre.

Il problema, come al solito, è sempre lo stesso: le buone intenzioni di aumentare la quota di assunzioni in ruolo non manca, ma si dimentica di fare i conti con la realtà. Le graduatorie per le assunzioni, sia Gae che concorsi, in moltissimi casi sono vuote. Un fenomeno che si ripete da diversi anni: basti pensare che lo scorso anno su 84.808 cattedre disponibili solo 25mila, poco meno del 30%, sono state coperte. Alla fine si ripiegherà anche stavolta sul massiccio utilizzo dei supplenti che andrà a tamponare i posti vuoti. Il canale di assunzione dei nuovi concorsi non può considerarsi percorribile, almeno per i concorsi ordinari infanzia, primaria e secondaria, dato che sono ancora bloccati. La chance rimane per i vincitori del concorso straordinario, la cui procedura è ripartita proprio nei giorni scorsi e che potrebbero effettivamente essere immessi in ruolo a settembre.

Invece di bandire nuovi concorsi, soprattutto a fronte della prospettata impossibilità di svolgerli in sicurezza, sarebbe bastata un’assunzione a mezzo concorso straordinario con graduatorie per titoli e servizi sul modello Trento e Bolzano. Tale procedura non solo rappresenterebbe un riconoscimento del servizio svolto e quindi dell’esperienza maturata nelle aule scolastiche, garanzia per una effettiva qualità dell’insegnamento, ma rappresenterebbe anche un canale certo e veloce per l’immissione in ruolo dei docenti, compresi quelli di religione, già a partire da settembre.

Diversamente si potrebbe intervenire con una norma che accolga la proposta che più volte la nostra Fgu ha presentato, ultimamente il 26 febbraio scorso. Assumere temporaneamente sulla base dei titoli e su tutti i posti disponibili i docenti che hanno presentato domanda di partecipazione al concorso straordinario.

Prevedere un percorso formativo di qualità. Perfezionare l’assunzione a tempo indeterminato a seguito di una prova orale da effettuare al termine del periodo di formazione. Ci sarebbe poi l’ipotesi di riaprire le graduatorie a esaurimento, così da consentire ai precari abilitati di concorrere alle immissioni in ruolo tramite una selezione per titoli di natura strutturale. Si tratta della soluzione che venne adottata durante il dicastero Mattarella con la legge 417/89, il cosiddetto doppio canale, successivamente trasfusa nella disciplina delle graduatorie permanenti istituite dalla legge 124/99, è stata poi archiviata con la trasformazione delle graduatorie permanenti in elenchi a esaurimento introdotta dall’articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 2006.

A questo si somma l’antica questione delle “classi pollaio”. Si pensava che almeno la pandemia potesse avere impatti positivi sulla questione, ma così non è stato. Ne hanno parlato di recente anche Barbara Floridia e Rossano Sasso, i neo sottosegretari all’istruzione. Entrambi hanno dichiarato che le classi pollaio sono una indubbia causa di contagio e che vanno assolutamente eliminate. Lo stesso Ministro Bianchi ha dichiarato in un’intervista a “La Stampa” che la riduzione del numero di alunni per classe è un tema urgente.

Purtroppo però la procedura amministrativa per l’organico di diritto è già partita e i criteri rimangono quelli definiti dal D.P.R.81/09. che stabilisce un max di 26-27 alunni per la scuola primaria (art. 10), 27-28 max per la secondaria di primo grado (art.11) e 27-30 per il grado successivo.

Abbiamo perso un’importante opportunità. E se, come immaginiamo, lo stato emergenziale sarà confermato anche per il prossimo anno scolastico, le problematiche da affrontare saranno immutate. Nel frattempo, il decreto Milleproroghe ha ricevuto il sì definitivo di Camera e Senato. Adesso il Ministero è autorizzato a bandire il concorso per i docenti di religione cattolica nel 2021. I posti destinati al concorso sono quelli che si prevedono vacanti per gli anni scolastici 2021/2022, 2022/2023, 2023/2024.

Per noi, lo ribadiamo, occorre utilizzare l’opportunità prevista dal rinvio della pubblicazione del bando di concorso per docenti di religione nel 2021 al fine di riscrivere i commi 1 e 2 della legge 159/2019. Continueremo a proporre:

  • che l’art.1 bis venga riservato esclusivamente a coloro che hanno speso almeno 36 mesi di servizio nell’insegnamento della religione, predisponendo per essi una procedura straordinaria non selettiva.
  • che lo scorrimento della graduatoria di merito 2004 raggiunga il suo completo esaurimento nel prossimo anno scolastico, essendo i posti per l’insegnamento della religione disponili nella misura di 6.800/7.000 posti.
  • che venga previsto un bando di concorso ordinario da indire successivamente per i neo laureati nelle discipline ecclesiastiche previste per insegnare religione