La continuità didattica non esiste, e la colpa è del precariato non della mobilità

La continuità didattica non esiste, e la colpa è del precariato non della mobilità

Dopo la lunga ed estenuante trattativa iniziata a ottobre scorso, sul tema della Mobilità l’Amministrazione, pur condividendo il quadro normativo incerto, ha optato per l’atto unilaterale piuttosto che per un accordo contrattuale che avrebbe assecondato le richieste dei sindacati. La Federazione Gilda-Unams ha manifestato il proprio disappunto, ribadendo la netta contrarietà ai vincoli espressa sin dall’inizio della contrattazione; pertanto, assieme alle altre organizzazioni sindacali rappresentative, non ha sottoscritto il Contratto.

Un’opportunità di confronto mancata, che nega ai docenti l’accesso alla mobilità a prescindere dall’anno scolastico di immissione in ruolo. In particolare, i vincoli sui quali il ministero non è retrocesso riguardano coloro che sono riusciti ad avere il trasferimento nella scuola espressamente richiesta e chi ha ottenuto il trasferimento tra province diverse a prescindere dalla preferenza manifestata.

Nel dettaglio, il Ministero ha riproposto per il personale docente tutti i vincoli triennali: sia per i neoassunti in ruolo a.s. 2022/23, sia per tutti i docenti assunti in ruolo a.s. 2021/22 e anni scolastici precedenti, se, nell’a.s. 2022/23, hanno ottenuto un movimento in altra provincia.

Nonostante i sindacati abbiano sottolineato a più riprese come le disposizioni del DL n. 36/2022, poi convertito nella Legge n. 79/2022, abbiano di fatto eliminato tutti i vincoli esistenti per le leggi precedenti, sottraendo dunque, ai vincoli di mobilità nell’anno scolastico 2023/2024, i docenti assunti a tempo indeterminato nel 2021/2022 e nel 2022/2023 e i docenti entrati di ruolo nel 2021/2022 che per il CCNI mobilità 2022-2025 hanno potuto chiedere il trasferimento nel 2022/2023 e quindi trovare la sede definitiva in cui permanere per tre anni; il Mim continua a considerare i docenti neoassunti nell’anno scolastico 2022/2023 come vincolati per altri due anni nella loro scuola di titolarità, così come i docenti con contratto a tempo determinato fino al 31 agosto.

Noi restiamo dell’idea che il vincolo faccia male sia all’insegnante che alla scuola, soprattutto in un contesto socio-economico come quello attuale che non consente a un insegnante di sopravvivere decorosamente a centinaia di chilometri dalla propria città con uno stipendio assolutamente inadeguato, ancora più grave perché toglie ai docenti il diritto di ricongiungimento con le proprie famiglie, e considerato che la tanto osannata continuità didattica richiesta dall’Europa, attualmente nelle scuole non esiste, visti i continui spostamenti dei docenti da parte dei Dirigente scolastico e vista l’enorme presenza di docenti precari.