Non sanatorie ma riconoscimento del lavoro svolto

Non sanatorie ma riconoscimento del lavoro svolto

La pandemia ha messo in evidenza i punti deboli di alcuni settori della pubblica amministrazione. In particolare è emersa la vulnerabilità del sistema sanitario e di quello scolastico: per fortuna la professionalità ed il senso di sacrificio del relativo personale ha sopperito alle carenze e ha fatto in modo che si riuscisse a dare comunque risposte adeguate alle richieste dell’utenza.

Adesso non siamo ancora usciti dall’emergenza ma, in qualche modo, riusciamo a gestirla. Pertanto, con il governo Draghi, ci si appresta alla fase di ricostruzione, anche confortati dell’imminente disponibilità dei fondi europei

In questo nuovo contesto si colloca il Decreto sostegni bis, in discussione alla Camera dei deputati (DL 73/2021), un testo con il quale è necessario dare un segnale forte di ripartenza. Nel settore della scuola sarà necessario un piano di edilizia scolastica capace di ridisegnarne il ruolo e le funzioni, considerato che la didattica rimane elemento centrale ma altre esigenze si vengono a delineare, non ultima quella della socializzazione dei ragazzi, dell’attività ludica, dell’attività motoria e delle esperienze laboratoriali. Insomma, la scuola si appresta a diventare, sul territorio, un presidio di formazione in un senso più ampio di quello che eravamo abituati a considerare fino a pochi mesi fa.

Questo progetto non può prescindere dalla necessità di rivedere le retribuzioni del personale scolastico e, allo stesso tempo, di dare il giusto riconoscimento al lavoro svolto anche da tanti docenti precari. Secondo lo Snadir è importante che l’art. 59 del D.L. 73/2021 abbia previsto una semplificazione delle procedure di assunzione per il personale della scuola; le medesime procedure potrebbero rappresentare una soluzione anche al precariato di religione se si approvasse uno specifico emendamento in tal senso.

Per questi motivi, abbiamo ritenuto opportuno recarci in più tornate presso il Ministero dell’Istruzione per manifestare contro l’ingiusto trattamento subito dai docenti di religione e per richiedere che venga predisposta al più presto una procedura straordinaria per l’assunzione in ruolo dei docenti precari di religione con oltre 36 mesi di servizio.

Le giornate di presidio si sono di volta in volta concluse con un incontro istituzionale al Ministero, che ci ha permesso di porre le seguenti richieste:
Riscrivere i commi 1 e 2 dell’art.1bis della legge 159/2019, in modo che i meccanismi di assunzione in ruolo previsti per i docenti di religione rispecchino quelli già adottati per tutto il personale precario abilitato della scuola, senza distinzioni e discriminazioni.

Riservare il comma 2 dell’art.1bis della legge 159/2019 esclusivamente a coloro che hanno speso almeno 36 mesi di servizio nell’insegnamento della religione, predisponendo per essi una procedura straordinaria non selettiva.

Prevedere lo scorrimento annuale delle graduatorie della procedura straordinaria sino a totale esaurimento di ciascuna graduatoria.
Procedere con lo scorrimento della Graduatoria di Merito del 2004 in modo da raggiungere il suo completo esaurimento nel prossimo anno scolastico.

Aumentare la dotazione organica di posti dal 70% al 90% nell’organico di diritto in un triennio. A tal proposito, lo Snadir ha sottolineato come tale incremento permetterebbe l’immissione in ruolo dei docenti precari di religione ad invarianza di spesa dal momento che gli incaricati annuali di religione (che coprono al momento il 30% dei posti vacanti e disponibili) al quinto anno di insegnamento, hanno comunque diritto all’inquadramento economico e alla progressione economica di carriera come per il personale a tempo indeterminato (DPR 399/88).
Dalla politica intanto arrivano segnali importanti: alcuni Parlamentari PD hanno già presentato degli emendamenti per inserire nella procedura di stabilizzazione anche gli insegnanti precari di religione. Questo emendamento modifica l’art.1bis della legge 159/2019 da banale a innovativo, da iniquo a ragionevole ed equo.

Notizie come queste sostengono e gratificano l’impegno che da anni portiamo avanti per contrastare il reiterarsi della condizione ormai cronica di precarietà che da tempo attanaglia un’intera categoria di docent