L’INTERVISTA: L’inesistenza della democrazia del matematico ed ateo Piergiorgio Odifreddi

L’INTERVISTA: L’inesistenza della democrazia del matematico ed ateo Piergiorgio Odifreddi

La democrazia è uno degli strumenti del sistema capitalistico utile ad accumulare  il 99% della ricchezza in mano all’1% della popolazione mondiale. E’ una delle tesi di Piergiorgio Odifreddi, nel sul suo ultimo saggio “La democrazia non esiste” (Rizzoli). Matematico, ateo e divulgatore scientifico Odifreddi  avrebbe voluto intitolare il suo saggio  “Il fantasma della democrazia”.   “Nel titolo avrei voluto evocare “il fantasma della libertà” di Luis Buñuel – ci ha spiegato Odifreddi in un intervista  pubblicata sul quotidiano L’Adige del 12 giugno 2019. L’idea di fantasma è certamente evanescente, qualcuno però potrebbe credere nella sua esistenza. Meglio evitare ambiguità: la democrazia non esiste è un pò forte come affermazione, ma in realtà è proprio la tesi centrale del libro”.

D. Quindi, sostanzialmente, se nel medioevo europeo la civiltà si reggeva sul credere in Dio, Padre Figlio e Spirito Santo, oggi crediamo  nella democrazia: in entrambi i casi per lei si tratta di illusioni? 

R. Nel medioevo c’era un interesse eccessivo alle questioni religiose. Anch’esse possono essere interessanti, in piccola misura. Di certo non interessavano la gente normale nella vita quotidiana. La politica ha assunto lo stesso ruolo della religione nel medioevo, oggi in Italia: i giornali e la televisione sono pieni di politica, dibattiti tra politici, giornalisti che parlano di politica. Come se non ci fosse nient’altro al mondo di più interessante e utile per la gente. Personalmente, occupandomi di divulgazione scientifica, sono un po seccato da questo clima: si potrebbero trattare temi interessanti, utili e profondi e si finisce sempre a chiacchierare di politica spicciola. Almeno lo si facesse con degli approfondimenti: si potrebbe partire dalla Repubblica di Platone fino a Marx. Invece la nostra politica è: cosa dice Di Maio, cosa ha mangiato o  postato Salvini. Che svilimento per chi ascolta o legge!”

D. Scusi Odifreddi, ma lei cosa propone in alternativa alla democrazia? 

R. Certo è  molto facile criticare: bisogna proporre delle alternative. Nel libro in parte qualche suggerimento cerco di darlo. Tanto per iniziare è vero che la democrazia non esiste, ma nel senso che non abbiamo un modello perfetto. Esistono invece diversi tipi di imperfezioni. Il modello attuale  è molto imperfetto. Per migliorarlo dovremmo ripartire da Montesquieu. I tre poteri devono essere separati tra loro: legislativo, esecutivo e giudiziario.  In Italia se un giudice diventasse parlamentare o facesse il ministro senza uscire dalla magistratura tutti griderebbero, giustamente, allo scandalo. Però gli altri due poteri, legislativo ed esecutivo, vanno a braccetto. Così abbiamo due vicepremier sia ministri che parlamentari. Nei paesi civili come gli Stati Uniti, il governo, tramite il presidente della repubblica, sceglie dei ministri non parlamentari. Da una parte ci sono coloro che fanno le leggi e dall’altra chi le deve applicare. E’ scandaloso che nessuno si scandalizzi per quel che accade in Italia!.

D. A Trento per il Festival dell’economia John Bercow, speaker del parlamento inglese culla di tutte le democrazie europee, ha detto che la democrazia si basa sulla libertà di coscienza di ogni parlamentare: condivide questa opinione? 

R. Innanzitutto non dimentichiamoci che in Inghilterra c’è ancora la regina. Dall’altra parte direi che anche in Italia c’è qualcosa di simile. Se in Inghilterra si vota “in coscienza”, in Italia si vota  in incoscienza! A parte le amenità: non mi piace venga usata la parola coscienza in politica, perché indica una categoria etica o religiosa. Invece mi baserei sul principio di legalità. Le democrazie invece sono al servizio del sistema economico: legate al capitalismo e al mercato. A mio avviso occorre cambiare entrambi: mercato e democrazia. Il sistema economico attuale è assolutamente contrario alla dignità umana. Quando veniamo a sapere che l’1% della popolazione mondiale detiene il 99% delle risorse non ci viene in mente che qualcosa nel sistema non stia funzionando? Non chiedo una distribuzione delle risorse in maniera uniforme: ma questo squilibrio attuale è veramente eccessivo.

D. E la democrazia che ruolo ha in questo squilibrio? 

R. E’ la faccia legale del mercato capitalistico. Gli elettori vengono menati per il naso dai grandi capitalisti.

D. C’è l’eco di Karl Marx dietro le sue affermazioni? 

R. Le previsioni di Marx non si sono avverate solo perché il sistema economico ha capito che Marx aveva perfettamente ragione. Il sistema ha evitato le rivoluzioni con concessioni ai lavoratori perché non si ribellassero. Lo stesso reddito di cittadinanza rientra in questa logica. Una misura comunista messa in campo con l’assenso di uno come Salvini! La destra mette in campo delle misure di sinistra solo per imbonire l’elettorato.

D. La cultura può far qualcosa per attenuare le imperfezioni della democrazia? 

R. Perché ci sia cultura devono esserci dei mezzi di trasmissione.  Oggi però i media sono dei trasmettitori di fake news. Apriamo i siti anche di grandi testate:  ci troviamo delle stupidate irrilevanti  o addirittura del tutto inventate. Soprattutto in ambito scientifico si pubblicano delle grandiose bufale. Per cui è difficilissimo trasmettere vera cultura oggi. 

D. Lei si è confrontato con Papa Ratzinger, da matematico e ateo. Che pensa di Papa Francesco? 

R. Ratzinger aveva la speranza di convincere gli europei che attraverso la ragione si sarebbe dovuta scegliere la religione cristiana. Usava la filosofia e la teologia: ma la gente non lo capiva. Ed ha fallito completamente: perché cultura e religione non vanno d’accordo. Francesco sembrava l’esatto contrario:  invece che  tragico è comico. Dice cose molto banali e si rivolge al popolino. E’ consapevole che l’Europa è persa ed  ha portato la comunicazione al livello dei paesi africani e sudamericani. Comunque i veri problemi non li ha risolti: ricchezza della chiesa e pedofilia. 

Articolo pubblicato sul quotidiano L’Adige del 12 giugno 2019