La centralità della persona in una educazione che istruisce

La centralità della persona in una educazione che istruisce

RUBRICA Riflessioni oltre la soglia

La prima domanda da porsi nell’attività didattica è la seguente: chi educhiamo? Se c’è un punto su cui non ci si può non trovare d’accordo è che il compito del docente è quello di educare la persona: “Un essere unico e irrepetibile”. Partendo da questo quadro di riferimento, il soggetto da educare non è un ‘cliente’ ma ‘una persona’ proiettata ad essere protagonista di sé stessa. Pertanto, come sosteneva lo psicologo, Carl Rogers, occorre una pedagogia non direttiva, nel senso che non deve essere il docente a cambiare l’alunno, ma è l’alunno che deve cambiare e si deve formare mentre apprende.

Nella scuola di oggi appare dunque importante rivedere radicalmente il ruolo e la funzione dell’insegnante, il quale non soltanto è chiamato a mutare la propria concezione della didattica, ma anche a rivedere la propria capacità di relazionarsi. Il suo compito, direbbe sempre Rogers, è quello di evitare un ‘apprendimento insignificante’ e imposto dall’esterno e di provocare, invece, un ‘apprendimento significativo’ che coinvolge l’esperienza e che nasce dai processi vitali profondi della persona. Questa centralità trova anche la sua radice in Maritain, sostenitore di un umanesimo integrale, capace di superare ogni riduzionismo e di accogliere tutte le espressioni dell’uomo, tutti i suoi valori, tutta la sua personalità.

L’apprendimento, in questo quadro di personalismo pedagogico, deve diventare un processo che produce nello studente un cambiamento nel modo di pensare, agire e operare relativamente stabile, in quanto coinvolge sia l’ambito ideazionale (si apprendono concetti, idee, strutture, valori) sia il campo affettivo (si apprendono atteggiamenti valoriali, gusti, si formano inclinazioni, pregiudizi), sia l’ambito motorio, poiché si apprendono abilità, gesti, espressioni e tratti esteriori. La scuola può raggiungere il suo obiettivo di educare istruendo solo quando si dimostra capace di determinare negli studenti il passaggio da un ‘apprendimento meccanico’ ad un ‘apprendimento concettuale’, favorendo la loro capacità di comprendere il significato di un fatto e di dare soluzione ad un problema, e, altresì, ad un ‘apprendimento significativo’, che avviene quando l’allievo si mostra in grado di avvertire la pertinenza e la proiezione dei contenuti appresi sul suo itinerario formativo.