Preservare il proprio organismo: a colloquio con la biotecnloga Anna Cereseto 

Preservare il proprio organismo: a colloquio con la biotecnloga Anna Cereseto 

Non è giusto potenziare la specie umana per renderla immune alle malattie. Il nostro DNA si è costruito nei millenni anche grazie ai virus: la nostra salute futura non può essere pensata in termini di totale assenza di malattie o di completa immunità della specie umana. Ne ha parlato la biologa e direttrice del CIBio dell’università di Trento, Anna Cereseto.

Alla Cereseto abbiamo chiesto di fornirci una definizione del concetto di salute.

“Sono una biotecnologa: mi occupo della salute dal punto di vista tecnologico e molecolare. L’intenzione dell’essere umano è preservare il proprio organismo: ecco il mio punto di partenza per parlare di salute. Mi ritengo inoltre fortemente darwiniana: nell’essere umano prevale innanzitutto uno spirito di sopravvivenza. Il nostro istinto è quello di rimanere in salute e avere le più ampie possibilità per trasmettere il nostro DNA. Questo nostro forte istinto di sopravvivenza ha la sua origine nello scopo primario della trasmissione dei nostri geni. Sostanzialmente sono i nostri geni ad “ordinarci” di stare bene. Di conseguenza, in risposta a tutto ciò, nasce in me, come scienziata, la curiosità di sostenere tale desiderio di stare bene”.

Guardando al nostro recente passato pandemico: la possibilità di vaccinare attraverso il DNA, debellare alcune malattie tramite l’editing del genoma è possibile? Se è possibile perché non dovrebbe essere lecito?

“C’è stato il caso dello scienziato cinese He Jiankui che aveva modificato geneticamente due gemelline per renderle immuni all’Hiv. Una forma di “vaccinazione”. Qui però stiamo parlando di potenziamento di un individuo: non possiamo farlo! Questa è una soglia che non possiamo superare: parliamo di potenziamento, non di cura, della specie umana”.

Il motivo però non è chiaro: c’è un problema economico? Non possiamo potenziare tutti gli individui allora non lo facciamo con nessuno? È una questione di equità?

“Anche l’equità è importante. Se noi interveniamo solo su certi individui non possiamo farlo su tutti. Ma da un altro punto di vista: se vogliamo potenziare l’essere umano cambiando il DNA in modo permanente per le generazioni future facciamo qualcosa di molto diverso da vaccinare, nel senso di stimolare una risposta immunitaria ad una malattia. Apriamo la strada alla scelta del colore degli occhi o dei capelli degli uomini futuri: vogliamo veramente disegnare, attraverso l’editing del genoma, l’essere umano perfetto?”