L’importanza dell’ambiente d’apprendimento

L’importanza dell’ambiente d’apprendimento

Per gli studiosi di scienza dell’educazione il lessico “Ambiente di apprendimento” è un’espressione molto usata. Essa fa riferimento al tempo in cui è avvenuto il passaggio dal paradigma dell’insegnamento a quello dell’apprendimento: da una visione incentrata sull’insegnamento (cosa e come insegnare) ad una nuova prospettiva che ha come protagonista il soggetto che apprende (la facilitazione e l’accompagnamento degli allievi).

Secondo Silvana Loiero** “In un’accezione molto ampia, l’ambiente di apprendimento può essere inteso come luogo fisico o virtuale, ma anche come spazio mentale e culturale, organizzativo, emotivo ed affettivo insieme”. E qui arriviamo ai nostri giorni, al nostro tempo che chiede la costruzione di un nuovo ambiente di apprendimento per ogni ragazzo.

I nostri alunni si ritrovano catapultati dalla lezione in classe a quella in Dad, dai muri della scuola con il loro ambiente alle stanza di casa. A noi docenti spetta il compito di aiutare i nostri ragazzi/e ad interiorizzare il nuovo ambiente. Scrive, sempre la Loiero, che l’insegnante deve essere il “regista” di questo ambiente. Come?
Aiutando i ragazzi in Dad a scegliere un luogo che sia il più confortevole possibile.
Creando noi insegnanti un clima di apprendimento e di stimolo, perché la lezione in Dad è spesso distratta da persone e oggetti presenti nella stanza.
Creando anche in Dad una didattica creativa, laboratoriale che permetta l’espressione di ogni singolo alunno.
Il compito del docente deve essere quello di facilitare gli apprendimenti evitando di complicare la vita allo studente.
Sono alcuni spunti che ci permettono di riflettere su questo “ambiente” da creare e incentivare. Per alcuni di noi non sarà facile: l’abitudine a percorsi da effettuare con la classe in presenza sono in questo momento superati da altre iniziative. Cerchiamo il meglio anche in un momento difficile e demotivante e non avremo lavorato invano.

** Loiero S., Voci della scuola, Tecnodid, Napoli 2008. Pp. 96-110.