Legalità ed antimafia come presupposti di cittadinanza

Legalità ed antimafia come presupposti di cittadinanza

Per sollecitare nei più giovani il loro impegno contro le mafie, il primo problema da affrontare è quello di modificare l’idea stereotipata della mafia che un certo tipo di media e certa stampa fanno circolare. Lo stereotipo spesso rasenta il razzismo, quando, ad esempio, per molti ragazzi (e anche adulti) la mafia è nata in Sicilia perché i siciliani sono intimamente mafiosi, pertanto è qualcosa, specie se loro vivono in altre regioni, che apparentemente non apparterrebbe al loro mondo e quindi se ne disinteressano. La prima cosa da fare è far comprendere, attraverso l’analisi dei fatti, della realtà sociale e di quella economia, che la mafia è una organizzazione nazionale e mondiale, non solo siciliana o meridionale. Questo assunto il generale Carlo Alberto dalla Chiesa lo ebbe a dire in modo chiaro, nella sua veste di Prefetto di Palermo: “Chiunque pensasse di combattere la Mafia nel “pascolo” palermitano e non nel resto d’Italia non farebbe che perdere tempo”.

Pertanto partendo da questo dato fondamentale, che cioè la mafia è presente dove c’è business e ricchezza, quindi ovunque, si aiuteranno i giovani studenti a far conoscere meglio il fenomeno mafia e gli si offriranno loro gli strumenti culturali per capire come la mafia può essere presente anche nel loro territorio, a partire dalla droga e non solo (penso all’usura, al riciclaggio di denaro sporco attraverso varie attività commerciali fittizie, appalti pubblici, ecc.), in questo modo si potrà realizzare ciò che veniva promosso da una antica pubblicità sull’AIDS, parafrasandola: “Se la conosci (la mafia), la eviti”.

Fondamentale, in questa prospettiva, è il ruolo che gioca la memoria.
Nel mio libro “Mafia ed antimafia, dai personaggi alle persone”, Sandro Provvisionato, che ha curato la prefazione, scrive che “le cose che non si capiscono si dimenticano”. Io aggiungo che le cose che non si conoscono non si possono nemmeno ricordare. Ciò per indicare il fondamentale ruolo della memoria nell’educazione alla legalità. Bisogna non solo far conoscere alle giovani generazioni il fenomeno mafia, ma aiutarli a renderlo comprensibile, senza offrire loro verità preconfezionate specie se stereotipate, ma fornendo dati documentati e aiutando loro a discernere e ad utilizzare in modo critico i loro ragionamenti, sulla base di elementi storici.

La Memoria non deve essere considerata come semplice ricordo, ma come testimonianza del passato, per comprendere in modo chiaro il presente, affinché il rispetto della dignità umana possa essere sempre più favorito e sostenuto per un futuro più prospero. La Memoria, infatti, non è solo storia, ma è anche tassello per la costruzione del progresso dell’umanità. Alla memoria e alla verità si collega, strettamente, il valore della legalità, in quanto attraverso la memoria possiamo usufruire di esempi concreti di legalità. Quindi la memoria non è un esercizio personalistico, individualista e privatistico, ma collettivo, perché diviene modello di vita per l’intera società.

Un tema fondamentale nell’educazione contro le mafie è quello della mentalità mafiosa, che si badi bene, non appartiene solo alle organizzazioni criminali, ma è qualcosa che coinvolge tutta la popolazione italiana. So che questo fa arrabbiare molti, ma è proprio così. Un conto è essere mafioso, in quanto appartenente ad una struttura organizzata, un conto sono quelle connotazioni caratteriali e culturali, propri di quella che viene definita mentalità mafiosa, che purtroppo appartiene in modo connaturale a noi italiani. Ad esempio, ritenere che ciò che ci spetta di diritto spesso viene inteso come un favore, da cui nascono i favoritismi ed i relativi clientelismi, sono delle connotazioni tipicamente mafiose ed italiane, mutuate dai “clientes” dell’antica Roma. La sopraffazione dell’altro costringendolo a scendere a compromessi, l’omertà, la tutela individualistica dei propri interessi personali contro il bene comune, la minaccia, l’arroganza, sono caratteristiche della mentalità italiana, dalla quale nascono i famosi furbetti che dai cartellini si allargano alle svariate e molteplici truffe e tanto altro (evasione, abusivismo, ecc.), di cui l’Italia ha il triste record. Tutto ciò è tipicamente italiano. Ma ce lo dimostra anche e molto bene Alessandro Manzoni con i suoi personaggi nei Promessi sposi, che pur inseriti in un contesto lombardo, non certo meridionale, a partire dall’innominato, a Don Rodrigo, per finire ai bravi, offrono uno spaccato tutto italiano di mafiosità ed arroganza.

Se si aiuta a far fare ai giovani autocritica sui loro comportamenti, specie se tipicamente da bulli, e a saper valutare i reali valori legati al diritto e al dovere, al merito e al rispetto delle persone e delle cose, anche se di altri, questo diviene un ottimo percorso di legalità e di antimafia, supportato, anche dalle discipline umanistiche e non solo, per l’approfondimento storico della mafia e dell’antimafia.