Le sofferenze di un popolo in esilio.

Le sofferenze di un popolo in esilio.

«Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre». (Gandhi)

Appena è iniziata la guerra in Ucraina ho avuto subito la richiesta dei miei alunni di trattare questo argomento evidenziando soprattutto le sofferenze di un popolo in esilio, di tanti bambini costretti a scappare lasciando tutto e talvolta anche l’affetto dei loro cari. Ho trovato su un giornale un estratto del libro postumo di Gino Strada, Una persona alla volta (Feltrinelli).
Ma chi era Gino Strada? Come mai ascoltiamo le sue parole? Era un chirurgo che nel 1988 decise di applicare la sua esperienza in chirurgia di urgenza per soccorrere i feriti di guerra. Negli anni lavorerà con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in Pakistan, Etiopia, Tailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia. Tutti luoghi dove era presente la guerra.

Scrive: “La guerra è fatta di morti, e ancora di più feriti, quattro feriti per ogni morto, dicono le statistiche. I feriti sono il “lavoro incompiuto” della guerra, coloro che la guerra ha colpito ma non è riuscita a uccidere: esseri umani che soffrono, emanano dolore e disperazione. Li ho visti, uno dopo l’altro, migliaia, sfilare nelle sale operatorie. Guardarne le facce e i corpi sfigurati, vederli morire, curare un ferito dopo l’altro mi ha fatto capire che sono loro l’unico contenuto della guerra, lo stesso in tutti i conflitti”.

Anche questa volta è cosi. Ogni giorno, migliaia di persone soffrono le conseguenze di guerre di cui ignorano le ragioni. Perché anziché invadere una nazione non è possibile sedersi e trattare insieme? Come mai in nome di false ideologie si combatte quando gli accordi internazionali impediscono ciò? Ma allora qual è il senso della guerra, contro chi si sta combattendo? C’è la risposta. Si combatte contro un popolo inerme che non ha fatto niente di male. E ancora Gino Stada scrive: “Quel che facciamo per loro, noi e altri, quel che possiamo fare con le nostre forze, è forse meno di una gocciolina nell’oceano. Ma resto dell’idea che è meglio che ci sia, quella gocciolina, perché se non ci fosse sarebbe peggio per tutti. Tutto qui. È un lavoro faticoso, quello del chirurgo di guerra. Ma è anche, per me, un grande onore.”

La testimonianza appena ascoltata chiarisce tante immagini che giornalmente vediamo in tv e nei social. Chi ha combattuto la seconda guerra mondiale raccontava di cose inaudite successe al fronte. La guerra trasforma le persone in animali e vede i fratelli come nemici.

Gandhi diceva che “La non violenza è la più forte arma mai inventata dall’uomo” perché permette di mettere fine alla violenza ed ai soprusi. Permette di iniziare un dialogo anche se il nemico si ostina a non capire. È difficile credere in queste cose quando vediamo giornalmente distruzioni, uccisioni, bombe e carri armati. Ma vogliamo crederci per non perdere la speranza e costruire un mondo fondato sul rispetto degli altri.numerico. Se lo scopo del nostro insegnare è il bene dei nostri alunni troveremo la strada che ci conduce ad un cammino autentico di crescita.