L’attività didattica tra uso delle tecnologie e processi di apprendimento

L’attività didattica tra uso delle tecnologie e processi di apprendimento

Certamente  la scuola nell’ultimo decennio ha fortemente  puntato sulla tecnologia;  le Nuove Tecnologie (NT)  stanno sempre più cambiando il modo di insegnare e il modo di apprendere, sono diventate un tramite tra il docente e lo studente, una risorsa sempre più potente ed efficace per migliorare l’insegnamento e per esaltare le possibilità di apprendimento; stanno  contribuendo a ridefinire il ruolo dell’insegnante, ma con  il rischio reale, occorre anche dirlo, che egli possa  diventare marginale rispetto al suo ruolo di educatore alla bellezza, e pertanto  non bisogna mai dimenticare che le NT sono solo uno strumento che viene messo a disposizione dell’insegnante e dello studente per facilitare il processo di acquisizione, ma senza una adeguata formazione metodologica questo sforzo potrebbe essere destinato al fallimento. In questo nuovo modello didattico l’insegnante di oggi è diventato un “facilitatore” o, meglio, un organizzatore del lavoro.

Gli studenti che ci troviamo di fronte oggi sono quasi tutti esperti delle NT e in gran parte inseriti in un mondo virtuale in cui comunicano, interagiscono e cercano le più svariate informazioni. La loro è una realtà plurisensoriale, in continuo movimento e molto coinvolgente. È ovvio che la scuola sta risentendo di questa sua immersione nelle tecnologie traendone gli aspetti positivi e anche negativi . In questo quadro, l’IRC è molto avanti rispetto ad altri; l’aporia più evidente è che molti idr sono esperti in tecnologie e le usano correttamente nella didattica, e molti dirigenti li nominano anche come animatori digitali.  

Dunque nella scuola del terzo millennio non risulta più adeguato lo svolgimento dell’attività didattica con la tradizionale “lezione frontale”, che prevede la spiegazione del docente e l’ascolto degli alunni per tutta la durata della lezione stessa. Occorre, sicuramente, un processo di rinnovamento ed un affinamento della dinamica del processo di apprendimento, nonché la capacità di suscitare la  motivazione all’apprendimento, che non bisogna dare per scontata,  per cui è compito del docente farla costantemente  nascere negli allievi.

La dinamica del processo di apprendimento

L’apprendimento è quel processo che produce nell’allievo un cambiamento nel modo di pensare, agire e operare relativamente stabile, in quanto coinvolge sia l’ambito ideazionale (si apprendono concetti, strutture, valori) sia il campo affettivo (si apprendono atteggiamenti, gusti, e si formano inclinazioni, pregiudizi), sia il campo pratico-motorio poiché si apprendono abilità, gesti, espressioni facciali, tratti esteriori. Secondo vari studiosi, esistono vari tipi di apprendimento.

C’è un apprendimento per condizionamento, nel senso che l’allievo risponde quando è condizionato da uno stimolo, come pure un apprendimento strumentale, che consiste nella ricerca di strumenti nuovi in grado di soddisfare i bisogni formativi degli studenti. Si può registrare, ancora, nella dinamica educativo-didattica un apprendimento concettuale, caratterizzato dalla capacità dell’alunno di comprendere il significato di un fatto, di dare soluzione ad un problema, di fare sintesi e di saper fare una operazione di induzione e di deduzione. 

Di natura diversa è l’apprendimento significativo, che si ha quando l’allievo comprende e collega i contenuti che acquisisce con quelli in suo possesso operando una riorganizzazione cognitiva; tale apprendimento è sicuramente rilevante e differisce dall’apprendimento meccanico che si ha quando lo studente lascia ai margini i nuovi contenuti acquisiti rispetto a quelli già in suo possesso non procedendo a ristrutturali.

L’apprendimento ha bisogno, per potersi sviluppare positivamente, di un habitat con presupposti chiari e lineari. Ne indichiamo alcuni di fondamentale importanza. La qualità delle relazioni docente-alunni, anzitutto, atteso che è solo da una relazione positiva ed empatica che può scaturire un alto livello qualitativo di insegnamento/apprendimento; è solo all’interno di una atmosfera della classe caratterizzata da accoglienza serena, cordialità e imparzialità che l’apprendimento può svilupparsi in modo efficace.

Altri presupposti rilevanti sono le qualità personali, professionali e sociali del docente; la gestione del gruppo classe, consistente nel suscitare motivazione e interesse e nel mantenere i livelli di attenzione e il controllo della disciplina; l’organizzazione del gruppo-classe, che influisce positivamente sull’insegnamento l’apprendimento se il docente sa ben organizzare l’impiego di materiali e di risorse umane e tecnologiche nella comunicazione didattica, nonché l’uso degli spazi e la pianificazione delle attività individuali e di gruppo; le caratteristiche della comunicazione didattica, che deve avvenire con voce chiara, giusto tono, vocabolario appropriato e scientifico e con la consapevolezza dei bisogni formativi degli studenti. 

In una scuola in cui si esigono educazione, formazione, istruzione, competenze disciplinari, capacità comunicative, qual è lo specifico apporto dell’IRC? L’IRC è una “disciplina di senso”, dove per senso intendiamo non l’orientamento dello studente a fare una scelta di fede religiosa , ma di “senso” perché fa interrogare tutti, credenti o meno, sulle domande ultime, sugli eterni ed assillanti interrogativi che riguardano il senso della vita umana, il perché del dolore, del male, della morte, il destino che dopo la morte attende l’uomo, il valore della legge morale, dei rapporti sociali.

Non c’è dubbio che l’IRC, rispetto alle altre discipline, e per come è collocato nel quadro delle finalità della scuola, esige un supplemento di motivazione sia nel docente che insegna tale disciplina, sia nell’allievo, il quale, come sappiamo, è chiamato ogni anno a fare la scelta dell’avvalersi o meno di tale insegnamento. Il docente di religione  deve sempre porsi, pertanto,  alcuni interrogativi  in ordine al  rapporto tra motivazione e insegnamento:

  • come motivare gli allievi nell’attività didattica? Come suscitare in loro l’interesse ad una partecipazione attiva, fattiva e collaborativa perché comprendano il valore e il senso culturale della religione nella vita dell’uomo e della società? ;
  • che cosa vuol dire comunicare? Quali sono i fattori che devono caratterizzare  la relazione educativa?;
  • a che cosa vanno incontro nell’attività di insegnamento e apprendimento docenti di religione “permissivi”  o al contrario eccessivamente “direttivi”?

Sono, questi, interrogativi che devono accompagnare l’azione degli idr,  “perché”  credo che oggi nella scuola c’è proprio bisogno di questo “scatto di motivazione”. Se c’è motivazione ci può essere successo scolastico; senza motivazione si rischia il fallimento. Docenti motivati possono motivare i propri studenti.  La “motivazione” è infatti ciò che induce un docente  ad una determinata azione didattica; è ciò che spinge il comportamento di un docente verso una data meta.