La voce a scuola: comunicare per in-formare. L’esperienza di Franca Grimaldi

La voce a scuola: comunicare per in-formare. L’esperienza di Franca Grimaldi

La prima compagnia che aiuta a comunicare è la voce: voce che legge, voce che

narra, voce che crea discorso. La voce è un bene molto prezioso, che però se viene

usato “male” è a rischio ogni giorno. L’ascolto della parola narrante o della lettura dell’adulto sono una tappa imprescindibile per costruire quell’amore per la lettura che la scuola e la società inseguono da anni.

La mia passione per la voce nasce fin da quando ero bambina. Alle elementari avevo

una maestra meravigliosa che ci leggeva una favola a puntate ogni sabato, gli ultimi minuti prima di uscire. Ricordo la trepidante attesa per il seguito, e così la settimana

volava veloce. Alle medie il professore di lettere ci incoraggiava nella lettura ad alta voce organizzando divertenti esibizioni e scenette, mentre il mio insegnante di storia dell’arte del liceo declamava poesie futuriste inerenti il periodo storico che si accingeva a spiegare. E così la storia, la letteratura, la poesia, prima di essere studiate erano per noi evocate e rese visibili dalla voce appassionata e mai stanca di questi insegnanti straordinari.

Di ognuno dei miei insegnanti è la voce che serbo nella memoria, una passione, che non mi  ha mai abbandonata e che è anche la mia professione. Prima è nata l’attrice, con l’urgenza di raccontare, di vivere e far vivere le emozioni attraverso la “Voce”, un’arma potente capace di far immaginare luoghi, atmosfere, situazioni, odori, sapori.

In grado di far vivere e rivivere emozioni. Poi la passione è diventata esperienza che mi ha permesso di ‘approdare alla formazione. Insegno infatti a utilizzare questo strumento straordinario che è la voce e che permette di dare spessore, volume, significato ai pensieri.

La lettura ad alta voce incide dal 10 al 20 per cento su aspetti cruciali dell’apprendimento. Il successo scolastico dei bambini migliora, aumentano le loro capacità di comprensione del testo così come le loro abilità cognitive: sono più coinvolti, si interessano di più, partecipano alla discussione, sviluppano una maggiore padronanza della lingua e si sentono anche più a loro agio con i compagni. Lo dimostra una ricerca condotta da Giunti Scuola e Università di Perugia su 1.500 alunni delle elementari.

Molti insegnanti però dichiarano che, dopo aver parlato per molte ore in classe, durante convegni, in contesti di formazione, di non essere stati in grado di mantenere un tono costante e fluido, durante la loro esposizione e di trovarsi costretti a gridare, con dolori inevitabili, bruciori alle corde vocali e di conseguenza, abbassamenti di voce. Oppure di non riuscire a farsi seguire con interesse dai propri allievi.

La voce dell’insegnante è i doppiamente preziosa: è lo strumento di insegnamento e

di controllo per il gruppo in classe, oltre ad essere il principale modello da imitare per

il singolo allievo

In oltre trent’anni di professione ho ascoltato tantissime voci di ogni età e ogni

professione. Attraverso la mia esperienza di formatrice e consulente vocale, nel progetto “Essere Voce” per insegnanti e bambini, realizzato sia per l’Assessorato all’Istruzione del comune di Vicenza per 3 anni consecutivi, sia per vari Istituti scolastici della Regione Veneto negli ultimi 18 anni, ho potuto notare che, fra tutti gli insegnanti con i quali sono entrata in contatto, almeno la metà lamentava problemi di abuso e stanchezza

vocale , in quanto la voce risulta strumento di lavoro primario nell’educazione.

Altro aspetto importante evidenziato è quanto numerosi siano coloro che fanno un

uso monotono e poco espressivo di questo strumento, con conseguente difficoltà di

destare interesse per le materie insegnate.

A mio avviso nelle scuole la grande assente è l’educazione vocale. Numerosi studi

dimostrano un’alta prevalenza della disfonia e dei sintomi di affaticamento vocale negli insegnanti, nonché il significativo impatto personale, lavorativo ed economico di questi disturbi. Sei insegnanti su dieci, nel nostro Paese, hanno problemi cronici di voce. Inquinamento acustico esterno, riverbero e rimbombo costringono maestri e professori ad alzare sempre di più la voce in classe per farsi sentire dagli allievi, con danni che nell’arco di pochissimi anni “si trasformano in vere e proprie patologie del lavoro”.

Per educare alla lettura ed alla vocalità dobbiamo comprendere fino in fondo la fragilità e l’importanza della voce per utilizzarla in rispetto e consapevolezza per insegnare non solo a usare il linguaggio ma a parlare in modo efficace.

Solo una reale presa di coscienza del problema, informando e formando insegnanti nella gestione consapevole dell’uso della voce come mezzo e strumento professionale ed educativo, può condurre ad acquisire consapevolezza dei comportamenti vocali da assumere. Educare la voce, infatti, significa eliminare qualsiasi sforzo nella sua produzione e riconoscere che è tutta la realtà della persona che partecipa alla sua creazione consentendole di esprimersi in consonanza con ciò che la circonda