La teologia della gioia e della speranza è tutta racchiusa nella frase “all shall be well”, “tutto andrà bene”.

La teologia della gioia e della speranza è tutta racchiusa nella frase “all shall be well”, “tutto andrà bene”.

“Tutto andrà bene”: uno slogan, un simbolo, un annuncio di speranza al tempo del Coronavirus, un messaggio trascritto su un post it  che, una mattina dei primi giorni di Marzo, viene ritrovato in varie zone della Lombardia appeso nei portoni delle case e sui davanzali delle finestre, affisso alle porte delle chiese, attaccato sulle vetrine dei negozi, fissato alle fermate degli autobus e nelle panchine dei parchi.

L’hashtag “tutto andrà bene”, ben presto, è diventato  l’augurio che i bambini d’Italia trascrivono sui loro arcobaleni colorati ed espongono nei balconi delle loro case, abbracciando virtualmente il Bel Paese che, da nord a sud, s è avvolto da quella speranza che crea comunità e fa sentire meno soli.

L’origine della frase “andrà tutto bene”, “all shall be well”, riconduce alla beata Giuliana di Norwich.

Giuliana, mistica ed anacoreta, Beata per la Chiesa Cattolica e Santa per la Chiesa Anglicana, nasce nel 1343 a Norwich, nella contea del Norfolk, in Inghilterra.

Le fonti storiche che ne tracciano la biografia, raccontano che il suo nome originariamente era Katherine, appartenente ad una famiglia agita visse a Norwich, in quel tempo la più importante città inglese dopo Londra, in un’epoca oscura segnata da guerre e pestilenze, un’epoca nella quale Dio era considerato un giudice severo ed intransigente che puniva i peccati degli uomini con ogni sorta di calamità.

Sposatasi  molto giovane ebbe due figli i quali, insieme al marito, morirono durante la peste nera che nel periodo medioevale flaggellò l’intera Europa .

In seguito alla perdita dei suoi affetti più cari, Katherine decise di rifugiarsi  nell’abbazia benedettina di Carrow, dove visse in meditazione  preghiera.

Il venerdì santo del 1373 fu colpita da una gravissima malattia durante la quale ebbe le visioni della Passione di Cristo, guarita miracolosamente, il 13 Maggio 1373 iniziò una vita di reclusione volontaria nella cella costruita al fianco del santuario di San Julien a Norwich, e proprio da San Giuliano prese il suo nuovo nome.

Giuliana, tramite la finestra presente nella sua cella, poteva assistere alla celebrazione liturgica che si svolgeva nel santuario adiacente e riusciva ad ascoltare tutti coloro i quali si rivolgevano a lei per esporre le loro pene e ricevere conforto. In un periodo storico nel quale le donne non avevano grande considerazione in ambito letterario e culturale, Giuliana, nel corso della sua vita in clausura, rielaborò le visioni avute durante la malattia e le trascrisse nel libro “Revelations of Divine Love – Le rivelazioni del Divino Amore” con il quale si guadagnò il titolo di “madre della prosa inglese”  ed oggi è considerata, da numerosi studiosi, la più importante teologa della tradizione cristiana. Giuliana, nel suo libro, esprime l’amore misericordioso di Gesù il quale, con infinita tenerezza, rivela alla mistica inglese:« È stato necessario che esistesse il peccato, ma tutto sarà bene e tutto andrà bene ed ogni sorta di cosa sarà bene».

La teologia della gioia, della speranza, dell’amore misericordioso di Dio è tutta racchiusa nella frase “all shall be well”, “tutto andrà bene”.Nel tempo che stiamo vivendo, un tempo buio, un tempo in cui l’emergenza da COVID19 disorienta, un tempo che induce a vivere la solitudine di una quotidianità alla quale non eravamo abituati, un tempo nel quale abbiamo scoperto quanto è lungo un giorno, facciamo nostre le parole della Beata Giuliana di Norwich: « Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene…»; e non dimentichiamo mai che Dio, nella sua immensa misericordia, tiene le fila del mondo, per cui alla fine “all shall be well” , “tutto andrà bene”.