La serie televisiva “The Simpsons” costituisce una valida proposta didattico – educativa

La serie televisiva “The Simpsons” costituisce una valida proposta didattico – educativa

The Simpsons, parodia satirica dello stile di vita tipico della società statunitense, è una sitcom creata nel 1987 da Matt Groening, per la Fox Broadcasting Company.

Matt  Groening, nato a Portland, in Oregon nel 1954 da padre tedesco – canadese e madre norvegese – statunitense,  dopo aver conseguito la laurea in matematica e fisica presso il College progressista  “Evergreen State College” di Olympia – Whashington, all’età di ventitre anni si trasferisce a Los Angeles per intraprendere la carriera di scrittore e fumettista.

Il successo arriva nel 1977 con la redazione del fumetto “Life in Hell”, ancora oggi in pubblicazione, e proprio questa sua prima creazione ha attirato l’attenzione del  noto produttore televisivo James L. Books il quale, nel 1987, gli chiese di sviluppare un adattamento animato della sua striscia da mandare in onda come intermezzo allo spettacolo comico “ The Tracy Ulmann Show”.

Mr.  Groening, pochi minuti prima di incontrare James L. Books, certo che “Life in Hell” non fosse adatto ad un cortometraggio, inventa una simpatica famiglia composta da cinque buffi personaggi con i visi squadrati, gli occhi tondeggianti e la carnagione gialla ai quali assegna il nome dei propri familiari ed il cognome di un personaggio secondario di “Life in Helle”, Mr. Simpson.

Il pubblico, inaspettatamente, si appassiona alla storia della simpatica famiglia Simpson che  ben presto diventata la più importante sitcom della televisione americana, un fenomeno mediatico di enormi proporzioni,  tanto che nel 1998 Homer Simpson si classifica al quarantaseiesimo posto tra i personaggi più famosi al mondo, nel 1999 il Time premia i Simpson come “miglior serie televisiva del secolo” ed ancora oggi la surreale situation comedy è distribuita in novanta Paesi ed è seguita da cento milioni di telespettatori.

La serie televisiva  racconta le vicende della famiglia Simpson che vive al 472 di Evergreen Terrace a Springfield ed è  composta dall’indolente  Homer, il capofamiglia grasso e pigro, che lavora come addetto alla sicurezza in una centrale nucleare, ma il suo unico desiderio è quello di tornare a casa dopo una giornata di lavoro per guardare la tv, mangiare ciambelle e bere birra; dalla moglie, la devota Margie, paziente, moralista e legata alle tradizioni, che fa la casalinga a tempo pieno e tenta di insegnare ai figli a compiere il bene e  combattere il male; dal primogenito Bart, un bambino di dieci anni svogliato, discolo e impertinente, che si vanta di essere l’ultimo della classe, ama  lo skateboard, la tv e si diverte a fare scherzi al barista Boe Szyslak e al suo preside Sey-mour Skinner, frustrato e mammone perennemente dedito a rimpiangere l’epopea del Vietnam; dalla secondogenita Lisa, una bambina di otto anni, intelligente, vegetariana ed  ecologista, che sogna di diventare presidente degli Stati Uniti e crede di essere tra le musiciste più brave al mondo;  e infine dalla piccola Maggie, l’ultimogenita, che ha un anno, non parla, tiene in bocca un biberon, non cammina e quando tenta di alzarsi in piedi  cade in avanti.

Il cartoon “The Simpsons”, con la sua comicità ironica, tratta, in chiave umoristica, molti aspetti della cultura occidentale e della condizione umana soffermandosi su tematiche estremamente attuali quali lo sfruttamento dei lavoratori che pratica il miliardario Signor Burns, datore di lavoro di Homer; il bigottismo religioso, proprio del vicino di casa Ned  Flanders; la superficialità dei mass -media, attuata dal giornalista Kent  Brockman;  l’alcolismo, dipendenza che affligge Barney Gumble e l’abbandono degli anziani, in particolare del nonno Abraham Simpson e dei suoi amici.

Nei vari episodi vengono proposte costantemente riflessioni di carattere antropologico e religioso sulla fede cristiana, sul significato della vita e della morte, sul valore della  relazione  con Dio e con il prossimo e sull’importanza di vivere in armonia con coloro i quali appartengono a varie culture e professano religioni.

I personaggi della serie televisiva tracciano uno spaccato estremamente realistico dell’umanità e rispecchiano la società  americana, multiculturale ed interreligiosa, tra essi ruoli rilevanti assumono il reverendo Lovejoy,  pastore della chiesa evangelica cittadina, più interessato all’autorità sociale che riveste anziché al cammino religioso dei suoi fedeli;  Lisa Simpson, buddihista e costantemente protesa verso la ricerca di un Dio personale che risponda alle proprie credenze e necessità; Ned Flanders, il vicino di casa dei Simpson, cristiano evangelico ortodosso contrario ad ogni forma di violenza violenza; Apu, il proprietario del Jet Market di Sprinfield, induista e costantemente alla ricerca dell’anima gemella; Bart, detentore di una fede scarsa e superficiale ed Homer, cristiano praticante non convinto che vive il suo rapporto con Dio secondo ciò che gli conviene.

La serie televisiva “The Simpsons” costituisce una valida proposta didattico – educativa  che incoraggia il dialogo sulla vita familiare, scolastica, di coppia, sociale e politica, configura l’istituzione della famiglia come un punto di riferimento socialmente solido, e promuove la riflessione sul senso religioso inteso come un percorso di ricerca attraverso il quale le giovani generazioni di telespettatori vengono educati,  come afferma Luca Possenti nell’Osservatore Romano « a non illudersi, ed un mondo privo di facili illusioni è un mondo più umano e, forse, più cristiano».