La pakistana Malala Mousafzai e il valore del diritto all’istruzione

La pakistana Malala Mousafzai e il valore del diritto all’istruzione

La Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 Novembre 1989, agli articoli 28 e 29 stabilisce che “tutti i bambini e gli adolescenti hanno diritto all’istruzione. L’istruzione di base deve essere obbligatoria e gratuita per tutti. Gli Stati devono facilitare l’istruzione secondaria, fornendo le adeguate informazioni e devono rendere possibile l’istruzione superiore a chi ne ha le capacità. L’istruzione dei bambini e degli adolescenti deve sviluppare tutte le loro potenzialità fisiche e mentali; deve anche prepararli a vivere come cittadini responsabili che sappiano rispettare gli altri e l’ambiente naturale”.

Nella società attuale, ancora alle prese con la pandemia da coronavirus, la “scuola” non si è mai fermata ed ha illuminato i giorni bui segnati del Covid19, riscoprendosi comunità educante attiva, entusiasta e con un grande cuore che batte forte in tutti coloro i quali la costituiscono ed in essa operano affinché, come scrive Alessandro D’Avenia, «l’alunno cresca, diventi uomo, apra i suoi occhi al vero e scopra la dimensione dei valori”».

In molti Stati, però, laddove la guerra e la povertà hanno preso il sopravvento, il diritto all’istruzione è un diritto negato: nei Paesi in via di sviluppo l’84% dei bambini non si vedono riconosciuto il diritto allo studio ed il destino peggiore tocca alle bambine, discriminate in 55 Paesi sui 175 che compongono l’indice dell’infanzia negata.

Il mondo non può rimanere inerme dinnanzi alla negazione del diritto all’istruzione, cardine del tessuto sociale e principio fondante della democrazia, ciascuno è chiamato a battersi affinchè ad ogni bambino sia riconosciuta l’opportunità di crescere e prepararsi alla vita adulta in una società libera che incoraggi il rispetto per la propria identità, per la propria lingua e per i propri valori culturali quanto per la cultura ed i valori altrui.

Il simbolo universale delle donne che lottano per la difesa e la promozione del diritto alla cultura è rappresentato dalla giovane Malala Yousafzai, nata in Pakistan nel 1997, all’età di soli 11 anni redige un blog per conto della BBC nel quale documenta gli abusi del regime talebano, rivendicando la libertà di espressione e il diritto allo studio per le ragazze pakistane.
Il 9 Ottobre 2012 degli uomini armati assalgono lo scuolabus sul quale la ragazza si accingeva a salire e la feriscono gravemente, trasferita nell’ospedale di Birmingham, nel Regno Unito, Malala riceve cure attente che le consentono di ristabilirsi ed intraprendere una lunga opera di testimonianza e di difesa del diritto all’istruzione.

Il 12 luglio 2013, giorno del suo sedicesimo compleanno, viene invitata presso la sede dell’ONU, a New York, dove ribadisce la necessità di compiere ogni sforzo possibile affinché tutti bambini del mondo possano andare a scuola e avere la possibilità di costruirsi un futuro.

Il Parlamento Europeo, nello stesso anno, le assegna, a Strasburgo, il “Premio Sakharov per la libertà di pensiero” e nel 2014, a soli diciassette anni, per la sua lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione, riceve ad Oslo il premio Nobel per pace.

Nel mondo, ancora oggi, ci sono 57 milioni di bambini, di cui 32 milioni femmine, che non godono del diritto ad avere un’istruzione; sull’esempio di Malala, ciascuno, nella propria realtà, deve sentire forte dentro di sé il bisogno di lottare per la promozione della difesa e della tutela del diritto al sapere, senza mai dimenticare che «un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo».