LA NATURA E IL MONDO DEGLI ALBERI RACCONTATI AI BAMBINI DA DANIELE ZOVI

LA NATURA E IL MONDO DEGLI ALBERI RACCONTATI AI BAMBINI DA DANIELE ZOVI

“Tra vegetali, animali e uomo c’è una interconnessione:
ho provato a spiegarlo con un linguaggio semplice”.

Anche gli alberi si addormentano e al mattino si svegliano. Comunicano e costruiscono comunità, complesse e solidali, con saggezza. Non si tratta di una favola, ma di un libro per bambini tra scienza, natura e narrazione: “Ale e Rovere. Il fantastico viaggio degli alberi”(De Agostini). L’autore è Daniele Zovi, scrittore e divulgatore, esperto di foreste e di animali selvatici, è nato a Roana (Vicenza) nel 1952.
Esperto di boschi, nel corpo forestale dello Stato per 42 anni, divulgatore, Zovi ha scritto diversi saggi per adulti: gli abbiamo chiesto perché questa volta ha scelto i bambini come interlocutori.
“Ho iniziato – afferma Daniele Zovi – a scrivere Ale e Rovere durante il lockdown: dobbiamo ripensare il mondo in termini nuovi. Per farlo abbiamo bisogno che le nuove generazioni lo guardino con altri occhi. Più attenti dei nostri”.

Si sperava qualcosa cambiasse, nella percezione del mondo e delle priorità, dopo il primo lockdown: ma appena possibile hanno riaperto bar, ristoranti e discoteche, non le scuole. Lei invece insiste sul concetto di sapienza, proponendo quella degli alberi e dei boschi.

Nel nuovo libro traduco con un linguaggio per bambini ciò che ho scritto in “Alberi sapienti”. Tutti i concetti riguardanti la natura e la scienza possono essere comunicati ai bambini. Io non invento favole: racconto la natura e i meccanismi intercorrenti tra tutti gli elementi costituenti la natura. Tra vegetali, animali e uomo c’è una interconnessione: ho provato a spiegarlo con un linguaggio semplice.

Cosa si scopre leggendo i suoi libri?

Che le piante non sono degli esseri quasi inanimati, ma sono dotati di vista, tatto, olfatto. Comunicano tra loro. Si addormentano la sera e si svegliano al mattino ed hanno una vita di relazione complessa e intensa.

Quando entriamo in un bosco quindi dovremmo farlo in punta di piedi?

La nuova frontiera della ricerca scientifica, non ancora arrivata sui libri di scuola, ci indica che quando entriamo in un bosco dobbiamo considerarlo come una comunità complessa. La sorpresa è che in questo tipo di collettività, pur essendoci competizione, prevale la solidarietà. Le piante, attraverso radici e funghi sottoterra, si aiutano tra loro. Il grande albero, ben sistemato al sole, cede sostanze alle piante meno fortunate, all’ombra. Il fatto sorprendente è che la pianta non aiuta solo i propri simili, ma cede gli zuccheri in eccesso nella rete a beneficio di chiunque ne abbia bisogno.

Una sorta di comunismo vegetale: gli alberi applicano il criterio della redistribuzione?

Preferisco parlare di “Internet vegetale”: le piante nella loro rete non solo comunicano informazioni come stati di stress o allerte, ma si passano sostanze nutritive. Tutto ciò può essere di grande insegnamento per noi, per le nostre comunità”.

Altri miti da sfatare sugli alberi e i boschi?

Quello per cui gli alberi sarebbero immobili. Le piante si muovono, anche se può sembrare paradossale. Il nostro paesaggio cambia continuamente perché gli alberi si spostano: non come singolo individuo certamente, ma come “comunità”. Lo fanno attraverso delle alleanze con gli elementi naturali: aria, acqua, ma anche uccelli o insetti. Cedono i propri semi agli uccelli, avvolti nei frutti per dare ai volatili una motivazione alla collaborazione, perché li depositino altrove. Una pianta lancia così il proprio figlio lontano da sé, in un luogo forse migliore.

Tutto ciò lascia intendere ci sia una intelligenza dietro le “scelte degli alberi”e la loro sapienza. Che idea si è fatta lei: c’è qualcosa di trascendente in tutto ciò o è tutto immanente e spiegabile attraverso la scienza?

Da Aristotele fino ai giorni nostri abbiamo ritenuto che l’intelligenza fosse una prerogativa dell’uomo. Poi ci siamo accorti dell’esistenza di animali, come gli scimpanzé, in grado di comprendere un centinaio di vocaboli o usare strumenti per uno scopo. Dopo abbiamo scoperto l’intelligenza di cani, uccelli e altri animali. Oggi siamo arrivati a capire che anche i vegetali sono dotati di una “sensitività”o consapevolezza dell’ambiente in cui sono e della necessità di organizzarsi per resistere meglio. Gli alberi costretti a essere radicati in un luogo, devono essere estremamente consapevoli dell’ambiente in cui sono capitati. In una lunga vita, di qualche secolo, affrontano tutti i problemi che si presentano. Qualcuno parla quindi di sensitività, altri di vera e propria intelligenza. Sta di fatto che una pianta si accorge se la tocchiamo, quando cambia la luce durante le stagioni inizia a prepararsi, ha la capacità di concentrare i liquidi per evitare il congelamento e altro. Il fagiolo borlotto quando è attaccato dai parassiti emette un vapore che richiama le vespe antagoniste dei parassiti.

Questa è intelligenza?. Frutto solo dell’evoluzione?

Domanda difficile. Sappiamo che proprio le piante hanno subito un processo evolutivo lunghissimo ed hanno reso vivibile il pianeta con l’ossigeno. I vegetali oggi rappresentano il 98% degli esseri viventi sulla terra. Gli animali costituiscono la biomassa globale solo per il 2%. Ci sono motivi per cui interessarsi di più dei vegetali e capirli meglio.