La lettura a scuola: non un progetto fine a sé stesso, ma la chiave per costruire pensiero critico e cultura

La lettura a scuola: non un progetto fine a sé stesso, ma la chiave per costruire pensiero critico e cultura

L’autunno non è solo la stagione in cui cadono le foglie è anche la stagione dei libri perché varie sono le iniziative volte alla promozione della lettura. #IOLEGGOPERCHÉ e Libriamoci sono alcune di quelle proposte a livello nazionale sostenute anche dal Ministero della Pubblica Istruzione. Non mancano, quindi, occasioni per parlare dei libri e, soprattutto, per leggerli. Malgrado ciò, anche in questi giorni in cui si presentano progetti di promozione della lettura, a chi nel mondo della scuola non è capitato di sentire frasi del tipo “non c’è verso per far leggere mio figlio” (dai genitori) o “non mi piace leggere” (dai diretti interessati)? Sono affermazioni caratterizzate da un tono convinto o rassegnato che innescano nei docenti emozioni contrastanti guidate da una grande domanda di fondo: perché questi bambini/ragazzi non amano leggere? Fortunatamente questa non è la situazione in cui si trovano tutti gli studenti però nelle nostre classi ci sono alunni che non leggono e questo è un dato di fatto.

Al genitore che afferma che il figlio non ama la lettura, in prima battuta provo sempre il desiderio di chiedere se a casa ci sono adulti che leggono e, soprattutto, se ci sono libri. Gli studi in ambito psicologico ci hanno largamente informato su quanto sia importante l’ambiente di apprendimento, perciò, è evidente che un bambino che cresce vedendo la mamma e il papà che trascorrono del tempo immersi nella lettura come forma di svago, di evasione, di relax percepiscono il libro come uno strumento da cui ricavare piacere. Perché venga voglia di leggere, inoltre, devono essere disponibili i libri (cartacei o digitali che siano): se i bambini non vengono accompagnati spesso in libreria o in biblioteca, a casa mancano gli strumenti necessari. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che magari in famiglia al posto dei libri sono più facilmente reperibili videogiochi o smartphone, la faccenda si complica a sfavore della lettura. Il nostro comportamento e le scelte che facciamo sono veicolati da una costante ricerca del piacere, perciò una competizione fra dispositivi ludici digitali e libro vedrà i primi vincenti: il videogioco non richiede grandi sforzi cognitivi, è divertente, emozionante, aggancia subito l’attenzione con prove di abilità che aumentano la dopamina, l’ormone del piacere e della ricompensa tanto che poi si rischiano vere e proprie forme di dipendenza. Il libro, invece, è impegnativo da leggere perché comporta uno sforzo cognitivo e mette in moto aree del cervello diverse che difficilmente scatenano lo stesso livello di piacere immediato che può dare un videogioco. Chi ama la lettura sa che i libri belli possono trascinare il lettore in modo totalizzante fino a toccare corde profonde della sfera emotiva; sa anche che i libri possono creare perfino dipendenza… Per capirlo, però, bisogna amare la lettura quindi il problema torna alla domanda iniziale: perché alcuni bambini/ragazzi non amano leggere?

Detto che la famiglia è il primo terreno in cui seminare l’amore per i libri, quale ruolo spetta alla scuola in quanto ambiente educativo? Da docente, ma anche da scrittrice di racconti per bambini e ragazzi, mi sento di affermare con forza che gli insegnanti possono davvero fare la differenza. Durante i miei incontri con gli alunni delle scuole ho incontrato centinaia di docenti motivati e motivanti: veri e propri trascinatori i cui alunni vivono per osmosi il piacere della lettura. È da questi esempi virtuosi che possiamo cogliere poche e semplici strategie per fare in modo che i giovani si appassionino ai libri e, al contempo, per evitare errori che purtroppo possono indurre a un precoce rifiuto della lettura. Alla base di tutto c’è la passione: l’insegnante che ama leggere non ha bisogno di pensare a come promuovere la lettura. Lo sa e basta perché si muove guidato dall’amore per i libri. Quindi, seguendo un ragionamento logico: per far amare la lettura è necessario prima di tutto esserne innamorati.

In secondo luogo, è importante che l’insegnante si tenga costantemente informato su quanto prodotto nell’ambito della letteratura per bambini e ragazzi. Meraviglia delle meraviglie sono i classici che devono essere alla base della preparazione culturale dello studente, ma che vi sia spazio anche per ciò che viene scritto oggi avvicinandosi ai temi attuali, ai generi letterari più stimolanti per le nuove generazioni, a scritture più moderne e facili da decodificare… Leggendo, il docente sarà in grado di suggerire la lettura di un libro piuttosto di un altro, di motivare le sue preferenze e accendere negli alunni la voglia di leggerlo. Lasciamo gli elenchi ai fogli destinati alla spesa da fare al supermercato. L’amore per la lettura non può passare attraverso liste preconfezionate magari basate solo sul programma di letteratura da svolgere durante l’anno scolastico. I libri, per essere amati, devono essere “assaggiati”: invece di elenchi, offriamo occasioni per consultare i testi in biblioteca o in libreria, permettiamo agli studenti di leggere l’incipit delle storie per capire quali siano quelle in grado di “agganciarli” accendendo la scintilla dell’interesse. Raccontiamo loro di cosa parlano i libri che ci piacerebbe che leggessero e creiamo spazi in cui gli alunni stessi possano parlare dei libri che hanno letto e apprezzato. Diversamente sarà solo un compito noioso da eseguire in fretta, meglio ancora se con l’aiuto del web dal quale trarre sintesi e recensioni senza neppure aver provato a leggere la storia assegnata.

Infine, consideriamo sempre la lettura come frutto di un allenamento. Perché all’atleta viene data la possibilità di allenarsi costantemente secondo un programma preciso che tiene conto di mille variabili (peso, alimentazione, livello di partenza, obiettivi da raggiungere…) e al giovane lettore ciò non accade? Anche la lettura ha bisogno di un programma di allenamento che tenga conto di quanta fatica sia in grado di affrontare il bambino/ragazzo che legge, di quali siano le sue propensioni, le sue passioni, gli obiettivi da raggiungere… Se il percorso è a tappe sarà più facile evitare lo scoraggiamento, il senso di inadeguatezza, la sensazione di non farcela che spesso viene mascherata con frasi come: “leggere fa schifo”, “…è noioso”, “…non mi piace”.
Rispetto a quanto accadeva in passato, oggi non mancano i libri. Ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti proprio come i gelati. Ce ne sono per tutte le età e per i diversi livelli di maturazione. Ce ne sono per trattare temi leggeri o temi complessi.

I libri ci sono. Portiamo i bambini e i ragazzi da loro o, viceversa, portiamo i libri nelle nostre classi.