LA GESTIONE DELLE CLASSI PROBLEMATICHE RELAZIONALI: I DIRITTI DELLO STUDENTE AL CENTRO DEL PROCESSO FORMATIVO

LA GESTIONE DELLE CLASSI PROBLEMATICHE RELAZIONALI: I DIRITTI DELLO STUDENTE AL CENTRO DEL PROCESSO FORMATIVO

Daniel Pennac scriveva: «i nostri studenti che “vanno male”, studenti ritenuti senza avvenire, non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla.
Difficile spiegarlo, ma spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo. Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all’uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo. Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori.
Se non riusciamo a collocare i nostri studenti nell’indicativo presente della nostra lezione, se il nostro sapere e il piacere di servirsene non attecchiscono su quei ragazzini e quelle ragazzine, nel senso botanico del termine, la loro esistenza vacillerà sopra vuoti infiniti. »
Nelle classi sono spesso presenti allievi ansiosi, pigri, con problematiche personali che impegnano la capacità educativa degli insegnanti; alunni facilmente gestibili in situazioni di “tranquillità” ma che in un contesto più complesso rischiano di non trovare appoggi educativi sicuri; discenti incapaci di rispettare e comprendere le esigenze degli altri compagni, degli insegnanti e degli educatori; studenti con disturbi specifici dell’apprendimento, con difficoltà e problematiche che richiedono interventi mirati e competenti; allievi con disabilità, i quali necessitano di attenzioni, competenze e percorsi didattici idonei, capaci di rispondere ai loro bisogni; e classi sempre più eterogenee, multiculturali, non sempre preparate e pronte a rispettare e ad accogliere le diversità.
La soluzione da adottare nella gestione delle classi problematiche – relazionali, non è quella di assumere uno stile d’insegnamento rigido, inflessibile, esclusivamente finalizzato a ripristinare l’ordine, severo nelle sue manifestazioni non verbali o duro negli interventi sui singoli; bensì la conoscenza e l’approfondimento di ciò che condiziona l’apprendimento sotto il profilo delle scelte organizzative e didattiche promuovendo l’interesse, incoraggiando la partecipazione, intervenendo nelle dinamiche di gruppo, attuando tutte le tecniche organizzative, didattiche e metodologiche volte a favorire la motivazione ed adottando strategie educative efficaci che rispondano ai bisogni dei discenti e siano la manifestazione di una scuola comunicativa, fucina di esperienze di qualità.
La varietà di metodologie finalizzate alla promozione di una didattica inclusiva, ponendo lo studente, portatore di diritti, al centro del processo formativo, favorisce la maturazione di tutti gli allievi avviandoli ad un adeguato inserimento in una società pluralistica e promuovendo una maggiore coesione sociale.
Investire nell’inclusione concorre ad assicurare un futuro da cittadini attivi e responsabili a tutti gli alunni, soprattutto a quelli più fragili, in quanto la possibilità di fruire di una formazione adeguata costituisce un elemento propedeutico per una piena inclusione sociale, soprattutto dei più svantaggiati.
In quest’ottica la scuola, oltre a garantire il diritto all’apprendimento di tutti gli studenti, deve fornire opportunità formative per lo sviluppo delle competenze di base di ogni allievo, in modo da facilitare il processo di inclusione nel proprio contesto di appartenenza promuovendo interventi focalizzati sul progetto di vita di ogni singolo alunno, sul gruppo classe e nell’ambiente sociale.
Il diritto all’educazione inclusiva e il diritto all’inclusione sociale sono, dunque, strettamente legati fra loro: una scuola che opera l’inclusione fa in modo che anche la società stessa diventi inclusiva.