“IO CI PROVO, MA POI SCOPPIO”. Come essere assertivi senza calpestare sé o gli altri

“IO CI PROVO, MA POI SCOPPIO”. Come essere assertivi senza calpestare sé o gli altri

Molte volte incontro pazienti, giovani e non, abituati da una vita a trattenere quello che pensano. Alcuni sono così abituati a soccombere davanti all’opinione altrui, da considerare inutile il tentativo di esporre la propria, mentre altri si descrivono come persone pazienti, finché qualcuno non li porta al limite, facendoli scoppiare.
Per il primo tipo di persone è molto importante mettere in evidenza che tutto quello che tratteniamo non diventa improvvisamente vapore, quindi risulta fondamentale poter provare ad esporsi per impedire che un proprio disagio o malessere si trasformi in altro come per esempio ansia, gastrite o altre forme di somatizzazione.
Quando viene fatto notare ciò le persone tendono però a trasformarsi nella seconda tipologia descritta, ossia quelle persone pazienti, ma che spesso esplodono in episodi d’ira talvolta eccessivi.
In questo genere di situazioni assistiamo quindi ad un passaggio dall’essere passivo (subire opinioni e voleri altrui senza esporre il proprio pensiero pur di non compromettere la relazione con l’altro) all’essere aggressivo (imporre la propria idea attraverso un uso violento della parola o delle azioni perché stanchi di non essere rispettati).
Paragono spesso questa situazione ad una pentola a pressione che trattenendo molto vapore, corre sempre il rischio di esplodere. Cosa permette alla pentola di non esplodere? Unicamente la valvola di sfogo sul suo coperchio. Emettendo in modo costante del vapore, impedisce l’accumulo eccessivo di pressione all’interno della pentola, evitando l’esplosione.
Dovremmo quindi immaginare di aprire la nostra valvola di sfogo in modo costante per esprimere quello che sentiamo senza rischiare di esplodere. Il vapore leggero e innocuo che ne fuoriesce lo voglio chiamare assertività.
Ma cos’è l’assertività?
L’assertività è una sorta di via di mezzo tra subire ed imporre, è la capacità di esprimere le proprie opinioni facendo rispettare i propri diritti e rispettando contemporaneamente quelli altrui.
Non si tratta necessariamente di condividere l’opinione dell’altro o di voler convincere qualcuno a pensarla come noi, ma semplicemente di rispettare con sincerità e obiettività noi stessi e le nostre emozioni, ascoltando nel mentre l’altro.
L’assertività ha inoltre delle caratteristiche che la contraddistinguono:

  • Cambia in base al contesto perché dipende dal luogo e dalle persone
  • È accogliente e rispettosa
  • Non si basa sul fare, ma sull’essere o diventare assertivi
  • Proviene dalla scelta e si muove verso valori e scopi
  • Può includere della paura, ma il coraggio la aiuta
  • Se colpita dalle critiche, si fortifica difendendosi

Queste regole alla base dell’assertività nascono da alcuni concetti che la rendono una delle migliori risorse da possedere e far accrescere.
Inizierei con il sottolineare che i nostri comportamenti, pensieri ed emozioni, sono valutabili soltanto da chi se ne deve assumere responsabilità e conseguenze, ossia noi stessi. Di primo impatto potrebbe sembrare un pro dire che nessuno ci può giudicare, ma questo implica anche assumerci la responsabilità quando falliamo, cosa che in genere viene negata assegnando agli altri il peso delle nostre scelte negative. Sostenere il nostro pensiero implica quindi un impegno verso noi stessi che, risultando talvolta fin troppo gravoso, dovrebbe farci riflettere anche sulla tendenza a sobbarcarci delle questioni altrui.
Ognuno di noi ha infatti il diritto di decidere se occuparsi dei problemi degli altri, di decidere di non assumersi la responsabilità di risolvere le questioni altrui. Spesso questo fa sorgere dei sensi di colpa perché in molti non vorrebbero dire di no a qualcuno che ha bisogno di noi, ma una volta detto sì dobbiamo assicurarci di poter concludere quanto promesso senza lamentarci di sentirci incastrati dato che abbiamo scelto liberamente di porci in quella situazione.
È sempre meglio un rifiuto iniziale che uno successivo. È un ulteriore nostro diritto non essere interessati a una cosa, non volerla o semplicemente non avere le idee chiare in quel momento.
Quando dobbiamo rifiutare è fondamentale ricordare il diritto di non dover per forza giustificare il nostro comportamento adducendo ragioni, scuse o spiegazioni. Se commettiamo un errore è corretto, oltre che umano, poter chiedere scusa, ma se non sussiste colpa o danno non è necessario.
Inoltre può esistere anche la possibilità di cambiare idea, non perché si aveva necessariamente sbagliato, ma proprio per il diritto di poter cambiare senza doversi giustificare.
Questo è particolarmente importante da ricordare perché spesso chi ci chiede giustificazioni non è interessato alla verità, bensì è più preoccupato di poter mantenere una posizione di potere su di noi.
Qual è il giusto limite tra il rispetto di me e il rispetto degli altri? La delicatezza. L’assertività è proprio questo. È esporre in modo delicato, ma fermo la nostra scelta o pensiero, sicuri che, anche se non accettato o condiviso nell’immediato dall’altro, verrà rispettato perché questo è quello che noi stiamo facendo altrettanto con lui.