Il nuovo contratto scuola si fa attendere. Intanto per gli Idr interventi urgenti da parte della politica

Il nuovo contratto scuola si fa attendere. Intanto per gli Idr interventi urgenti da parte della politica

Con l’approssimarsi della scadenza elettorale, la politica deve necessariamente prendere un impegno deciso nei confronti del mondo della scuola. Vero è che diverse formazioni politiche si sono già sbilanciate fino a prospettare stipendi in linea con quelli europei, ma la realtà ci dice che al momento mancano le risorse persino per raggiungere aumenti di 100/120 euro mensili lordi. 

Nel primo incontro della trattativa per il rinnovo del CCNL dopo la pausa estiva tra l’Aran e le organizzazioni sindacali rappresentative della scuola, è stato preso in esame il testo presentato dall’Aran. La Fgu/Snadir e altre organizzazioni sindacali ritengono però tale testo irricevibile sia sul piano economico sia su quello normativo.  

Per quanto riguarda la parte economica, il confronto tra ARAN e sindacati rimane problematico in quanto gli aumenti previsti non arrivano neppure al recupero di un’inflazione galoppante che si attesta  attualmente al 8-9%.

Prendendo in esame la parte “normativa”, invece, riteniamo che l’attuale articolo 29 del Contratto scuola, quello che riguarda le attività funzionali all’insegnamento, non sia più sufficiente a rappresentare la complessa realtà lavorativa della scuola italiana. 

Per ottenere una maggiore consapevolezza circa la quantificazione di una “giusta” retribuzione per il personale docente e ATA, considerato che ogni anno si aggiungono nuovi compiti senza nessun previo confronto con i sindacati (es. lavoro da remoto, formazione in servizio, incremento degli incontri con le famiglie, iniziative per l’inclusione, programmazione didattica per studenti BES, revisione dei profili ATA, ecc.) bisognerebbe prendere in considerazione le trasformazioni della scuola e della professionalità docente in questi anni, nonché le aspettative di una società̀ complessa, articolata e anch’essa in continua trasformazione. 

L’unica magra consolazione per i lavoratori sarà quella di ricevere gli arretrati già maturati. Insomma, si tratterà di un contratto privo di novità di rilievo i cui tempi di approvazione rischiano di allungarsi ulteriormente data la necessità di attendere il costituirsi del nuovo Governo.

Nel dibattito politico pre-elettorale, inoltre, è mancato un riferimento a un piano concreto di edilizia scolastica: a parole si è contrari alle “classi pollaio” ma nei fatti il problema persiste anche in tempi difficili come questi che la pandemia ci ha riservato. 

Rimane poi ancora aperta la questione degli IDR. Dopo l’intervento del Governo, sostenuto da quasi tutte le forze parlamentari, per l’approvazione del dispositivo normativo che attribuisce ai docenti di religione con almeno 36 mesi di servizio una procedura straordinaria e la relativa graduatoria ad esaurimento, il nuovo Parlamento dovrà affrontare con decisione il problema del precariato dei docenti di religione, che – come la CGUE e la Cassazione hanno affermato – dipende dalla notevole quota del 30% assegnata ai contratti a tempo determinato. Sarà necessario superare la quota del 70% e raggiungere in un arco di tempo di due/tre anni la quota di organico di ruolo del 95%. Inoltre occorrono due ulteriori interventi: l’istituzione di una classe di concorso per l’insegnamento della religione e l’attribuzione della titolarità alla sede di servizio dei docenti di religione di ruolo.

Appena il nuovo Parlamento si insedierà sarà presentato a tutti i Parlamentati un memorandum con le nostre richieste.

L’augurio rimane quello di sempre: si spera che all’indomani delle elezioni la scuola non venga trascinata in quella zona d’ombra nella quale è stata sempre sistematicamente collocata, e torni ad essere primo vero e grande valore di una società̀ moderna.