“Il corpo ci arriva prima”

“Il corpo ci arriva prima”

Preoccupazioni ed emozioni nei bambini, riconoscerle per saperle orientare in modo costruttivo

Come dar voce alle emozioni dei più piccoli? Come far emergere uno stato emotivo che non riescono ad esprimere? Che non vogliono dire ad alta voce per paura di turbare o far preoccupare? Per rispondere a queste domande voglio partire da un lavoro che conduco personalmente nelle classi della scuola primaria dove svolgo progetti di educazione emotiva o supporto psicologico.

Trovandomi davanti a tutti quei bambini la prima cosa che noto è il loro continuo movimento. Impazienti si agitano sulla sedia, si alzano, alzano mille volte la mano, chiedono a gran voce, saltano per rendersi visibili.

Quando il corpo occupa uno spazio così importante, non si può ignorare che per approcciarsi ad un bambino bisogna proprio partire dall’uso del corpo.
Per prima cosa chiedo loro se sanno cosa sono le emozioni e se le sanno riconoscere. Ovviamente il più delle volte la risposta è no, ma quando gli si chiede se sanno quando sono arrabbiati, tristi o gioiosi, subito diventa lampante che certo, anche loro sanno riconoscere le emozioni. “E nel corpo dove le sentite? Cosa vi succede quando sperimentate la rabbia, la gioia o il disgusto?” chiedo loro.

Inizialmente restano un po’ per perplessi, ma poco dopo rispondono pieni di conoscenza di sé. Non hanno dubbi, sanno segnare perfettamente, nella mappa del corpo che consegno loro, ciò che sentono e l’insieme di cambiamenti che caratterizza tutto ciò che sperimentano.

“Io la rabbia la riconosco perché le gambe e le braccia mi diventano tutte dure”, dice un bambino. “Io invece so che sono arrabbiata dalla bocca, perché quando mi arrabbio non parlo più”, aggiunge un’altra bambina. “La tristezza mi fa sentire debole, ho le gambe molli”, “Quando sono triste mi si riempie la testa di brutti pensieri”, “Se sono contento mi viene voglia di abbracciare tutti” “Io la gioia la sento nei piedi perché mi fanno saltare alto”.

Queste solo alcune di tutte le specifiche competenze che i bambini hanno di loro stessi, delle competenze che spesso sfuggono agli adulti che basano il loro sentire solo dalla testa. È sorprendente scoprire ogni volta la ricchezza dei pensieri dei bambini, la loro capacità di darsi spiegazioni, di parlare e fare domande.

Nella seconda parte dell’attività che propongo, sanno infatti collegare ogni emozione ad un loro accaduto. Sanno scrivere cosa li rende contenti o tristi, cosa arrabbiati o spaventati. Hanno quindi la consapevolezza di ciò che provano. Aiutarli a concentrarsi su di sé permette di dare loro gli strumenti per riuscire poi nella gestione delle emozioni, sia positive che negative.

Se ad esempio reagiscono in modo aggressivo per un litigio con un amico, aiutarli a riconnettersi al loro corpo e al loro sentire, potrebbe fargli percepire che più che arrabbiati possono essere tristi per l’accaduto e che quindi possono placare la loro rabbia per trovare un chiarimento con il compagno.

Nella terza parte della riflessione chiedono loro di coprire gli spazi vuoti rimasti nella mappa del corpo con al massimo due colori che, rappresentando le emozioni (giallo=gioia, azzurro=tristezza, rosso=rabbia, verde=disgusto, viola=paura), sentono che caratterizzano il loro sentire principale, ossia quale emozione sentono più spesso e il motivo per cui la percepiscono.

Strabiliante è vedere la loro autenticità. Nessuno mente in funzione di sembrare felice quando non lo è, nessuno finge di essere triste solo per chiamare dell’attenzione se non gli è successo nulla. Sinceri e spontanei riconoscono ciò che sono, permettendo all’adulto e ai compagni di vedere cosa provano.

Alcuni bambini spiegando ciò che sentono piangono, perché può capitare che percepiscano nuovamente la forza del dolore che magari fino a quel momento avevano tenuto nascosto. Quando questo accade i compagni restano toccati da questa compartecipazione, perché anche in loro possono risvegliarsi ricordi rimasti a lungo accantonati. Nel gruppo classe si vengono a formare delle sinergie sincere e leali, delle forze che fanno sentire contenuti. Esporre una parte di sé permette anche agli altri di aprirsi e condividere vissuti che altrimenti resterebbero sopiti. Rivelarsi non permette solo il contenimento, ma anche il superamento di momenti dolorosi a partire da sé e dalla sensazione di essere compresi e accolti.