Educazione civica: appunti per una lezione sulla legalità: L’UE ed il Trattato di Maastricht/8

Educazione civica: appunti per una lezione sulla legalità: L’UE ed il Trattato di Maastricht/8

C iò che spesso non viene trattato a scuola, o viene dato per scontato, ma che assume un aspetto fondamentale nel processo d’integrazione europea e che costituisce la base politica ed istituzionale che ha influenzato tutte le politiche degli stati membri, è il Trattato di Maastricht. Rispetto ai trattati precedenti, che avevano dato vita e sostenuto le tre Comunità europee (CECA, CEE ed EURATOM), il Trattato sull’Unione europea (TUE), firmato a Maastricht, ridisegna l’architettura politico-istituzionale della comunità offrendo nuovo spazio alla cittadinanza europea e, conseguenzialmente, edifica una nuova struttura alla quale viene attribuita, in senso figurato, una forma di tempio a tre colonne, con il quale siamo abituati a descrivere la struttura dello stesso Trattato.  In particolare, si è idealmente immaginato, questo tempio, come un monumento greco, essendo la Grecia classica la culla della civiltà e dei miti, tra cui quello di Europa, in cui il vecchio continente è cresciuto, ma data la complessità dell’iter che il Trattato ha seguito, i compromessi che hanno sotteso la sua stesura e la farraginosità  della sua struttura,  Giulio Andreotti, che  come Presidente del Consiglio firmò il Trattato, assieme al Ministro degli Esteri Gianni de Michelis e il Ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore di Bankitalia),  definì l’architettura del tempio “Maastrichtiano” di tipo  bizantino.

I tre pilastri, o idealmente le tre colonne, costituiscono la struttura portante della nuova Unione europea, che io amo metaforicamente immaginare, ispirandomi all’edificio che ospita il Parlamento europeo a Strasburgo, come un grande transatlantico, che dirige la sua prua verso l’unione politica dei popoli che abitano il vecchio continente e con in poppa il vento dei nazionalismi, che soffia forte ma che si tenta di lasciare alle spalle.

Descrivendo gli elementi architettonici di questo tempio, la prima colonna, che può essere considerata quella centrale, anche se ordinariamente viene considerata la prima a destra, è la colonna della Comunità europea, seguono, di minore portata, quella della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e quella della giustizia e degli affari interni (GAI).

Per quanto concerne la prima colonna, quella della Comunità europea, questa è il risultato della fusione delle tre comunità che, dopo il secondo conflitto mondiale, hanno ridefinito l’organizzazione dell’Europa:  la CECA, nata nel 1952 e che ha avuto un tempo fissato in cinquant’anni, infatti nel 2002 ha cessato di esistere; la CEEA o Euratom, flebile comunità ma ancora esistente; infine la CEE, la comunità economica europea, che in Maastricht, nel titolo II articolo 2,  perde il suo limitato raggio d’azione economico, assorbe le altre due e diviene Comunità europea, assumendo il “compito di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e di un unione economica e monetaria e mediante l’attuazione delle politiche e delle azioni comuni …, uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della comunità, una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli stati membri”.

Come si può constatare, la comunità europea, da quel momento amplierà la sua azione ad altri settori della politica europea, in un’ottica di tipo federalista, ma ciò non comporterà una completa Unione politica, ma semplicemente un ulteriore timido passo in avanti, nella logica “Schumaniana” dei piccoli passi che costituisce il segno distintivo della mentalità europea, incline ad un progresso lento e misurato, ma sostanzialmente avversa a mutamenti repentini di vaste proporzioni, anche se, e la storia dell’unificazione europea è maestra, i piccoli passi dell’integrazione europea sono sempre stati inesorabili e senza ritorno. 

L’ampliamento dell’azione politica varata dal TUE coinvolge i consumatori, l’industria, la sanità, l’istruzione, la cultura ed il sociale, fermo restando che la politica economica e monetaria è lo scopo centrale che segna il passaggio dalle Comunità all’Unione europea.

Per quanto concerne la colonna della PESC, l’Unione Europea, alla luce dei mutamenti geo-politici internazionali che affollano quegli anni, introduce, con il TUE, una Politica Estera per la Sicurezza Comune agli stati membri, tesa a difendere i comuni valori, gli interessi e l’indipendenza dell’Unione, oltre che rafforzarne la sicurezza. La terza ed ultima colonna implica una maggiore cooperazione giudiziaria e di politica in materia penale, scusate la battuta, ma anche per i delinquenti si aprono le frontiere.

Queste due ultime colonne, a differenza di quella della Comunità europea, si fondano su un piano intergovernativo e ciò evidenzia come il vento dei limiti nazionali sia ancora forte.