Conoscere le nostre radici per vivere il futuro: la scuola e la conservazione dell’identità culturale

Conoscere le nostre radici per vivere il futuro: la scuola e la conservazione dell’identità culturale

Il mondo moderno è sottoposto a un cambiamento tecnologico-scientifico talmente rapido che l’umanità vive il presente in una continua proiezione verso ciò che accadrà nel medio e lungo termine. Immaginiamo la società del futuro e costruiamo modelli basati su prospettive spesso distopiche perché connaturate, purtroppo, da previsioni negative legate alla salute del pianeta Terra e a quella dell’uomo moderno. Un elastico invisibile ci spinge verso un domani che è il riflesso incerto del presente.

Bambini e ragazzi sono completamente assorbiti da questo meccanismo da non esserne del tutto consapevoli. È come se fossero continuamente spinti in avanti senza avere il tempo di controllare le orme che hanno lasciato dietro di sé. Proprio per questo la scuola potrebbe svolgere un compito che andrebbe ben oltre lo studio della storia come disciplina: potrebbe aiutare le giovani generazioni a voltarsi indietro per comprendere le proprie radici perché, come ben sanno coloro che amano camminare in montagna, la sicurezza con cui un piede avanza, dipende dalla stabilità di quello che è stato posato in precedenza.

Le domande che Paul Gauguin poneva nella sua celebre opera “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” sono alla base di una riflessione profonda che può spaziare in tanti campi ed essere affrontata in modo diverso anche a seconda dell’età dei nostri alunni. Al di là delle considerazioni filosofiche e religiose, però, non dobbiamo dimenticare che a volte non è necessario allontanarsi troppo per ricercare le proprie radici. È sufficiente, per esempio, partire dalla storia familiare. Nel passato si coltivavano le relazioni con i parenti lontani e vi era il piacere di far conoscere ai giovani tutti gli intrecci nati in seno al proprio albero genealogico. Si conoscevano e ripetevano le storie dei familiari che avevano intrapreso viaggi all’estero alla ricerca di fortuna o che si erano distinti per aver vissuto episodi più o meno meritevoli. Se nel mondo nobile vi era la necessità di garantire i privilegi dati dall’appartenere a una determinata discendenza, in quello contadino si manteneva il ricordo delle radici familiari per confermare un’identità culturale. Oggi bambini e ragazzi sanno poco della loro storia o di quella dell’ambiente in cui vivono. La globalizzazione ha aperto i confini del mondo, ma ha reso più indefinita l’identità storico-culturale del popolo italiano con tutte le sue peculiarità legate a dialetti, usanze, tradizioni e feste che caratterizzano le regioni.

Questo patrimonio oggi vive ormai solo nei ricordi degli anziani e non possiamo rischiare che vada perduto. Ecco perché la scuola ha la possibilità di diventare un tramite per mantenere viva la conoscenza del passato non solo inteso come studio della storia dell’umanità, ma anche come conservazione della storia locale. Le radici sono indispensabili per comprendere il presente. Quest’analisi può essere fatta per avere uno sguardo più attento verso gli eventi attuali. Per capire meglio il fenomeno migratorio del nostro secolo, per esempio, sarebbe utile scoprire perché molti italiani, fra Ottocento e Novecento, decisero di intraprendere viaggi oltreoceano (spesso pericolosi e dall’esito incerto) e comprendere se anche nella regione in cui si vive questo fenomeno si è presentato e in che misura.

Ma la ricerca delle radici non è solo uno strumento per leggere gli accadimenti sociali del presente. È un mezzo indispensabile anche per comprendere i progressi del mondo moderno. Scoprire come vivevano uomini e donne di inizio Novecento consente di apprezzare ciò che diamo per scontato: l’acqua che arriva in casa attraverso comodi rubinetti, le abitazioni riscaldate, l’utilità di avere un frigorifero nel quale conservare il cibo o la lavatrice per lavare gli abiti invece che le acque fredde del fiume… Nel ricercare le radici familiari o del territorio in cui vivono, bambini e ragazzi hanno l’opportunità di riflettere su sé stessi e sul mondo che li circonda. Potrebbero anche scoprire che in quel passato ci sono elementi, nascosti sotto la cenere prodotta dal fuoco della modernità, che varrebbe la pena di riattizzare per un futuro migliore come: il rispetto per gli equilibri della natura, il senso di comunità che sosteneva nei momenti di difficoltà, la speranza nel domani che consentiva di affrontare con coraggio e determinazione le asperità della vita nella consapevolezza che in fondo “el sol se leva par tuti”, il sole sorge per tutti, come ricorda la saggezza popolare veneta (e non solo)