Concorso di religione: si delinea un nuovo percorso

Concorso di religione: si delinea un nuovo percorso

Sono state settimane dense di novità per ciò che concerne il concorso per insegnanti di religione che potrebbe rimuovere per sempre la condizione di precariato in cui versano oltre 15.000 docenti: Il Decreto Milleproroghe ha rinviato la data di pubblicazione del bando per il concorso Insegnanti Religione Cattolica al 2021; è stata siglata l’intesa fra il Ministero dell’Istruzione e la CEI per far partire il nuovo concorso di religione cattolica, previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19; si è svolta la prima riunione al Ministero tra l’Amministrazione e le organizzazioni sindacali per iniziare a ragionare sulla stesura del bando di concorso. Per riassumere: con il Decreto Milleproroghe, il Ministero è autorizzato a bandire entro l’anno 2021 un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica che si prevede siano vacanti e disponibili negli anni scolastici dal 2021/2022 al 2023/2024.

La proposta di proroga è stata avanzata dallo Snadir per ottenere la riscrittura dei commi 1 e 2 dell’art.1bis della legge 159/2019 e cioè la riformulazione della tipologia del concorso da ordinario a procedura straordinaria non selettiva per coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio nell’IRC. Al fine di attivare tutti i soggetti interessati alla riscrittura dei commi 1 e 2, lo Snadir si è premurato di inviare, tramite i propri segretari provinciali, a tutti i Vescovi delle varie diocesi d’Italia una lettera informativa sull’iniquo e discriminatorio art.1bis, che predispone un concorso ordinario per i docenti con almeno 36 mesi di servizio, e sull’Intesa fra il Ministero dell’Istruzione e la CEI che ha svelato il carattere ordinario del concorso. In tale lettera abbiamo chiarito che un concorso ordinario potrebbe determinare la perdita del posto di lavoro anche di chi è già in servizio da dieci, venti e più anni, considerato che i titoli culturali e di servizio avranno uno scarso rilievo nell’attribuzione del voto finale.

Un concorso ordinario, come quello che si prospetta, più che una selezione per consentire l’accesso nella scuola, potrebbe rivelarsi un meccanismo per selezionare chi ne debba uscire. Un concorso che produce licenziamenti rappresenta un’ipotesi da analizzare con estrema attenzione, anche considerando che ai docenti in servizio da più di trentasei mesi è riservata solo la metà dei posti da coprire.

Ai Vescovi abbiamo chiesto di lavorare insieme per il bene dei docenti di religione precari, per assicurare loro una procedura di assunzione straordinaria e garantire così quella stabilità lavorativa che sola può essere presupposto e fondamento alla costruzione di una famiglia e di un impegno all’interno della comunità cristiana.

In risposta, numerosi Vescovi (e direttori diocesani degli uffici scuola) hanno affermato di condividere le preoccupazioni per i problemi occupazionali che un concorso ordinario potrebbe determinare per tantissimi docenti che insegnano religione cattolica e hanno garantito che si faranno carico del problema presso le competenti conferenze episcopali regionali e successivamente presso quella nazionale.

Il 14 gennaio si è invece svolta una prima riunione al Ministero, durante la quale l’Amministrazione ha voluto ascoltare le organizzazioni sindacali. Durante l’incontro, sono state portate all’attenzione dell’Amministrazione le criticità derivanti dall’Intesa tra fra il Ministero dell’Istruzione e la CEI del 14 dicembre, che ha espressamente incanalato il concorso previsto dall’art.1bis legge 159/2019 nell’alveo del concorso ordinario.

Lo Snadir ha riportato tale criticità in sede di incontro in quanto l’artt.1bis della legge 159/2019 risulta, per quel che ci riguarda, fortemente lesivo dei diritti dei precari che insegnano religione da oltre 36 mesi che si ritrovano ad essere indebitamente destinatari di un trattamento diverso – e dunque discriminatorio – rispetto ai colleghi precari di scuola secondaria abilitati tif e ai diplomati magistrali con almeno 2 anni di servizio per i quali è invece stata predisposta una procedura straordinaria con la sola prova orale non selettiva.

Lo Snadir ha inoltre avanzato le seguenti richieste:

  • che l’art.1 bis venga riservato esclusivamente a coloro che hanno speso almeno 36 mesi di servizio nell’insegnamento della religione, predisponendo per essi una procedura straordinaria non selettiva.
  • che lo scorrimento della graduatoria di merito 2004 raggiunga il suo completo esaurimento nel prossimo anno scolastico, essendo i posti per l’insegnamento della religione disponili nella misura dei 6.800/7.000 posti.
  • che venga previsto un bando di concorso ordinario da indire successivamente per i neo laureati in discipline ecclesiastiche previste per insegnare religione

In un successivo tavolo di confronto porteremo chiaramente la proposta di riscrittura dei commi 1 e 2 art. 1bis della legge 159/2019 secondo una procedura che riconosca le legittime aspettative dei docenti di religione precari, cioè una procedura straordinaria non selettiva. Solo in questo modo, difatti, si potrà evitare l’ingiusta contraddizione di lasciare solo i docenti di religione privi di una prospettiva di superamento definitivo della condizione lavorativa precaria.

È opportuno rilevare che un tale coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (Sindacati rappresentativi, Servizio Nazionale IRC, Cei e forze politiche e governative) lascia ben sperare per una soluzione positiva. È questo il cambiamento che ci aspettiamo: una rete di condivisione per risolvere con maggiore risolutezza i problemi e le storture di sistema che da anni condannano migliaia di insegnanti a una condizione incresciosa di precarietà.

La condizione di precarietà è immorale, e va superata con una condizione lavorativa che assicuri a se e alle proprie famiglie un futuro certo.