Concorso di religione: prorogare la data di scadenza del bando è l’unico modo per lavorare con calma a un concorso straordinario

Concorso di religione: prorogare la data di scadenza del bando è l’unico modo per lavorare con calma a un concorso straordinario

È trascorso ormai quasi un anno dalla conclusione dell’iter parlamentare sul tema del reclutamento dei docenti di religione cattolica. L’urgenza di una presa di posizione da parte del Ministero dell’Istruzione e del Governo in merito alla definizione di adeguate procedure di assunzione a tempo indeterminato per il personale docente di religione cattolica si è tradotta nella formulazione della legge n. 159/2019, che all’art. 1-bis (Disposizioni urgenti in materia di reclutamento del personale docente di religione cattolica), dopo ben 15 anni di completo disinteresse da parte del Parlamento, sblocca di fatto l’indizione di un concorso per i docenti di religione con l’obiettivo della loro immissione in ruolo.

Dov’è allora il problema? Il problema si crea quando le intese tra le Organizzazioni Sindacali, il Servizio nazionale irc della CEI e lo stesso Ministero dell’Istruzione indirizzavano verso un reclutamento tramite concorso “straordinario”, per coloro che avessero maturato almeno 36 mesi di insegnamento con incarico su cattedra vacante, e uno scorrimento della graduatoria dell’unico concorso del 2004 fino ad esaurimento. 

Aspettative legittime che la legge n. 159/2019 ha totalmente disatteso. Difatti, a fronte di concorsi già svolti e con procedure straordinarie per i precari con 36 mesi di servizio delle diverse discipline, la legge n. 159/2019 all’art.1bis prevede solo per i docenti di religione precari una procedura ordinaria da bandire, previa intesa con la Cei, entro il corrente anno 2020.

Apriamo una parentesi: il termine “previa intesa” non è utilizzato nel senso tecnico di intesa sub-concordataria, ma come intesa “procedimentale”, come spesso avviene nella definizione di un procedimento amministrativo, ossia come negoziazione normativa, così come avviene tra lo Stato e le sue formazioni sociali intermedie, come per esempio le organizzazioni sindacali. Tale distinzione è stata chiara agli estensori della legge di revisione concordataria e a quelli dell’Intesa del 1985 tra Ministero dell’istruzione e CEI, che riconosce l’esclusiva competenza dello Stato nel disciplinare lo stato giuridico degli insegnanti di religione. Dunque, nel senso di lavoro dialogico tale Intesa non obbliga il Ministero dell’istruzione ad avere un definitivo assenso da parte della Cei e neppure delle parti sociali.

Fatta questa precisazione, tenuto conto di questo quadro di diritto ecclesiastico, facciamo un ulteriore passo in avanti. Mancano 38 giorni alla fine del 2020. Il Ministero dell’istruzione potrebbe presentare alla Cei e alle parti sociali un testo definitivo di bando di concorso, così come previsto dall’art.1bis legge 159/2019, senza dare l’opportunità di migliorarlo. Adesso la fine dell’anno è alle porte, ma come sappiamo la situazione di assoluta straordinarietà che stiamo vivendo a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, rende impossibile lo svolgimento dei concorsi in assoluta sicurezza. Per questo abbiamo chiesto al Governo di posticipare la data entro cui bandire il concorso di cui all’art.1bis della legge 159/2019 per l’assunzione in ruolo di circa 6.600 docenti. 

Ma non solo. Il testo di legge deve essere emendato non con la sola proroga, ma con la predisposizione di una procedura straordinaria per l’assunzione del personale docente di religione con oltre 36 mesi di servizio e con la necessaria revisione del vincolo normativo del 70% delle cattedre da assegnare a ruolo. La ratio del dispositivo dovrebbe essere quella di garantire la stabilizzazione completa di coloro che insegnano religione cattolica da oltre un triennio e di risolvere definitivamente anche la questione degli idonei del primo concorso che per anni hanno atteso di essere stabilizzati. 

Dunque: che si finisca di aggirare nella forma e nel merito le norme che regolano la contrattazione sindacale e che si decida in tempi brevi di mettere a disposizione degli insegnanti di religione gli strumenti utili per conseguire i risultati professionali a cui tutti, legittimamente, aspirano. La richiesta è quella di bandire per tali docenti un concorso straordinario preferibilmente per soli titoli, culturali e di servizio, sul modello della provincia autonoma di Trento, o in alternativa con sola prova orale non selettiva sul modello previsto per gli abilitati della scuola secondaria e dei diplomati magistrali”. 

Per riassumere: Lo Snadir chiede al Ministero dell’istruzione di introdurre con urgenza in un prossimo dispositivo di legge: 

la scadenza stabilita dall’art.1bis della legge 159/2019 di bandire il concorso entro il 2020 – data l’emergenza epidemiologica – deve essere posticipata in un periodo presumibilmente meno soggetto alle restrizioni derivanti dalla predetta emergenza, diciamo giugno/luglio 2021;

l’assunzione del personale docente di religione con oltre 36 mesi di servizio tramite una procedura straordinaria; 

la rideterminazione in un triennio della percentuale dell’organico nella misura del 90%.

La proroga della data di scadenza di pubblicazione del bando è quindi uno strumento per costruire con calma una modalità di assunzione adeguata alle legittime aspettative dei docenti precari che insegnano religione e contemporaneamente un mezzo per precisare che tale concorso deve essere elaborato secondo una procedura semplificata (titoli e servizi oppure sola prova orale non selettiva).