“Con gli occhi miei, ascolta.” Il ruolo della scuola nei casi di violenza assistita/1

“Con gli occhi miei, ascolta.” Il ruolo della scuola nei casi di violenza assistita/1

La casa dovrebbe essere il posto dove poter sperimentare maggiormente il senso di calma, protezione e sicurezza, luogo privilegiato di crescita sana tramite relazioni significative di attaccamento. Per molti giovani la casa è invece un ambiente conflittuale con situazioni familiari totalmente fuori controllo, tanto da impedire a bambini e ragazzi di sperimentare un sano senso di protezione e sicurezza anche in tutti gli altri ambiti come il contesto scolastico, sportivo o ricreativo.

Questi sono bambini immersi nella fragilità, che attuando comportamenti che vanno oltre i soliti capricci, manifestano il disagio della violenza assistita in tutte le sue forme: psicologica, fisica o economica. Queste situazioni caotiche pongono così tanto il bambino in confusione da indurlo a riprodurle tramite modalità disorganizzate di apprendimento e comportamento all’interno della vita quotidiana.

Quando pensiamo a queste situazioni è importante essere per prima cosa dei buoni osservatori affinché sia possibile individuare l’espressione della loro sofferenza in diverse modalità. 

Tre tipologie principali di segnali di tale sofferenza sono:

modalità di espressione fisica aggressiva dove il bambino tende a riproporre ciò che ha imparato nel suo contesto d’appartenenza. Questi sono bambini considerati a volte disturbanti o inadeguati, ma in realtà essi sono giovani ad alta energia vitale che tramite caos e irrequietezza permettono a loro stessi di segnalare il disagio in cui sono inseriti 

silenzio, ubbidienza e tentativo d’essere invisibili sono spesso le modalità dei bambini evitanti che non disturbando sono spesso considerati bambini facilitanti nei vari contesti. Essi sono invece bambini che chiedono ancora più attenzione degli altri, perché nella loro volontà di sparire, sono disposti a non esprimere i loro bisogni primari pur che nessuno li veda o li interpelli. 

modalità sintomatiche con cui i bambini esprimono il loro disagio non tramite le parole, bensì tramite il loro corpo o comportamento. Sono i bambini che lamentano sintomi fisici come mal di pancia, mal di testa, problemi respiratori oppure sintomi psicoemotivi, cognitivi o comportamentali: disturbi del linguaggio, dell’apprendimento, dell’attenzione, disturbi d’ansia e molto altro.

In queste tre modalità il bambino ci avvisa che la parte cerebrale dedicata alla regolazione delle emozioni, che dovrebbe diventare sempre più autoregolata grazie ad input costruttivi della crescita, è in realtà disfunzionale proprio perché sono state assorbite delle modalità di auto organizzazione e gestione disorganizzate.

Gli adulti che si avvicinano a queste storie non devono porsi come obiettivo la massima protezione psichica e corporea per riuscire ad aiutare bambini e ragazzi, perché questi, non avendo mai sperimentato un buon senso di affidamento, non conoscono nemmeno il senso della fiducia, quindi nella volontà di proteggerli potremmo rischiare di farli ancora più chiudere o anche reagire aggressivamente come vera e propria modalità difensiva di sopravvivenza. 

Questi bambini hanno bisogno di essere avvicinati lentamente, partendo semplicemente dallo sguardo che, se sicuro e rassicurante, manda al bambino in difficoltà l’idea che qualcuno ha a cuore la sua esistenza. La vicinanza fisica ed emotiva rappresenta l’intervento più semplice, ma essenziale perché senza passare tramite il canale verbale, permette di far notare al bambino che qualcuno si è accorto di lui e del suo disagio. 

Saper stare a fianco in una nuova modalità silenziosa è importante per i bambini che subiscono la violenza assistita, in quanto per loro tale presenza rappresenta una possibilità di calma ed equilibrio che si differenzia totalmente da ciò che sono soliti sperimentare, ossia un contesto in cui l’adulto di riferimento agisce violenza o smuove il sistema creando panico anziché protezione. 

Quanto descritto mette in luce l’importanza della scuola non solo come luogo d’apprendimento, bensì come fonte di sicurezza per molti bambini e ragazzi che a volte trovano in insegnanti, educatori ed allenatori la loro unica fonte di sicurezza e crescita positiva in un luogo di fiducia e benessere.