Come educare la nuova generazione alla cultura del rispetto: il pensiero del criminologo e sociologo marino d’amore

Come educare la nuova generazione alla cultura del rispetto: il pensiero del criminologo e sociologo marino d’amore

Parlare di rispetto verso le donne, avviare manifestazioni a tal fine,organizzare incontri educativi che possano portare ad un maggiore rispetto nei loro confronti, nel 2021 può sembrare superato e superfluo. Come se tutti avessimo compreso che non esistono distinzioni fra uomini e donne. Purtroppo non è così: mai come in questo autunno si è assistiti ad un escalation di femminicidi con numeri preoccupanti. Le pagine della cronaca si sono riempite di fatti criminosi aventi un unico denominatore: la morte di una donna per mano del proprio partner o ex partner. Ma perché siamo di fronte ad un fenomeno in continua espansione? Come la nuova generazione può essere educata alla cultura del rispetto? Ne abbiamo parlato con  il criminologo e sociologo Marino D’Amore, docente all’Università Niccolò Cusano di Roma.

Perché stiamo assistendo a così tanti fenomeni di femminicidio?
Il femminicidio purtroppo è un fenomeno drammatico che è sempre esistito, le cui sanzioni, morale e giurisprudenziale, a volte sono state storicamente mitigate, pensiamo, ad esempio alla legge sul delitto d’onore. Oggi è molto più percepito rispetto al passato grazie alla visibilità di cui gode attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che, però, hanno un ruolo duplice e al contempo contrastante: quello positivo legato alla sensibilizzazione rispetto al fenomeno stesso che deve condurre a un’indispensabile percorso educativo verso la parità di genere. Infine quello negativo legato alla sua spettacolarizzazione mediatica che inficia l’aspetto formativo appena citato e allontana qualunque soluzione efficace di tipo culturale, psicologico e sociale.
Parliamo dei giovani. In che modo possono essere educati al rispetto delle donne?
Cercando di scardinare all’interno delle agenzie di socializzazione tradizionali, come la scuola e la famiglia, quel retaggio culturale di tipo patriarcale che ha strutturato l’impianto educativo di intere generazioni, caratterizzando le relazioni tra i propri componenti. Anche internet può e deve svolgere un ruolo di primo piano in questo processo essendo, tra le altre cose, una nuova agenzia socializzatrice che accoglie le nuove generazioni e che troppo spesso viene ignorata, parzialmente o totalmente, dalle precedenti. Nativi e immigrati digitali devono compiere uno sforzo sinergico per conoscere e convivere nel web, rinnovando, al contempo, le istituzioni familiari e scolastiche.
Quale deve essere il ruolo della scuola in questo percorso educativo?
Acquisire la consapevolezza di iniziare, un processo di rinnovamento totale che aggiorni la propria azione, educativa e socializzatrice, all’interno di un mondo in continuo cambiamento. Pensare che l’immobilismo scolastico degli ultimi anni si reiteri anche in futuro significa delegittimare completamente una realtà fondamentale, come quella scolastica, nella costruzione dell’identità dell’individuo e condannarla all’inutilità. La società si evolve velocemente e con essa devono farlo anche le istituzioni sulle quali si regge.
Crede ci siano delle tematiche o delle attività, anche extracurriculari,in cui la scuola dovrebbe investire di più?
Si, attivare un piano nazionale sulle nuove tecnologie nelle scuole, a partire da quelle primarie, che consenta di acquisire competenze tecniche alle generazioni degli insegnanti e quelle sociali agli studenti attraverso la costruzione di un rapporto sinergico che viva e si fondi su un contributo reciproco in questo senso.