A scuola con le “amiche” mascherine. Quale impatto per i bambini?

A scuola con le “amiche” mascherine. Quale impatto per i bambini?

Inizia un nuovo anno scolastico e mai come oggi sono state registrate tante attenzioni sul ritorno fra i banchi di scuola, cattedre comprese. La motivazione è più che semplice dal momento che la didattica di questo 2020 ha subito un grande cambiamento, mai pensato prima, a causa della pandemia determinata dal coronavirus. Era il 9 marzo scorso quando, a fronte della crescita senza sosta dei numeri di contagio, il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte,  ha firmato il primo D.P.C.M. che sanciva il lockdown. Chiuse le attività, chiusi i cancelli delle scuole, tutti a casa con la possibilità di uscire dalle proprie abitazioni solo per necessità legate a motivi di salute, per comprovate esigenze lavorative e per fare la spesa. L’Italia si è ritrovata a fare i conti con un nuovo modo di lavorare, ovvero lo smart working. Per dare continuità all’insegnamento agli studenti si è seguita la via della “didattica a distanza”. Dalle scuole elementari fino alle Università tutti hanno sperimentato questo nuovo modo di fare e seguire le lezioni. Insegnanti da una parte e alunni dall’altra, si sono messi in collegamento per una nuova modalità di studio che ha cambiato il modo di concepire la scuola, almeno per quel momento. Adesso invece, dopo la pausa estiva, si ricomincia partendo dai banchi di scuola. Gli studenti avranno la possibilità di ritornare a frequentare le lezioni rivedendo dal vivo insegnanti e compagni. Ma non sarà come prima, tutto è cambiato. Adesso, per evitare i casi di contagio da coronavirus tra gli studenti, si applicheranno delle misure che, come da protocollo, prevedono soprattutto il distanziamento e l’utilizzo della mascherina. Proprio quest’ultimo dispositivo genera non poche preoccupazioni tra i genitori dei bambini della scuola primaria. Le domande tipiche che i genitori fino ad oggi hanno posto sono le seguenti: “Riusciranno i nostri figli a tenere le mascherine in classe per tutte quelle ore?”, “Come vivranno l’idea di una nuova scuola che richiede misure di distanziamento?”.

A queste domande gli esperti rispondono cercando di rassicurare i genitori. Gli psicologi partono da un principio: “Se i genitori hanno un atteggiamento rassicurante e capace di guardare con speranza alla situazione reale, anche i loro figli tenderanno ad avere lo stesso comportamento. Questo consentirà loro di abituarsi presto alle misure restrittive previste a causa del Covid”. La ragione che sta alla base di questo concetto è semplice. I figli hanno come punto di riferimento i genitori dai quali cercano di emulare i comportamenti, quindi se hanno un confronto con persone serene  dinanzi ad una situazione nuova e difficile, non saranno assaltati da ansie e irrequietezza ma fronteggeranno la situazione con tranquillità e responsabilità. Questo permetterà loro di andare a scuola cercando di trasformare in “amiche” le mascherine.

 Al contrario, un atteggiamento degli adulti formato da preoccupazioni e paure, avrà l’effetto di trasmettere ansia nei confronti dei figli. Questi ultimi a scuola saranno più esposti ad avere problemi di adattamento alle regole previste per la protezione dal virus.

Sarà invece particolarmente delicata la situazione relativa ai bambini autistici. Gli specialisti del settore raccontano che il Covid ha avuto effetti deleteri proprio su questa fascia di studenti. “L’interruzione della routine durante il lockdown – ci dice il dottor Matteo Corbo, psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale – ha generato dei cambiamenti che hanno danneggiato questi bambini. In questo contesto, ad incidere negativamente sul cambiamento, è stata anche e soprattutto l’interruzione delle terapie dirette sostituite da quelle a distanza”.

Parlando poi nello specifico del rientro a scuola la situazione non migliora: “Il ritorno in classe – prosegue il dottor Corbo – è già problematico per i bambini che rientrano in uno sviluppo neurotipico, figuriamoci per i piccoli autistici. Per abituarli all’utilizzo delle mascherine e all’attuazione del distanziamento sociale, stiamo lavorando con dei training comportamentali specifici. Ancora non conosciamo quali potranno essere le loro reazioni una volta entrati a contatto con questa nuova realtà  ma stiamo lavorando per fare in modo che avvenga nel modo meno traumatico possibile. Ad avere un ruolo di fondamentale importanza – conclude il dottor Corbo – saranno gli assistenti all’autonomia, specialmente se conoscono già i bambini per effetto delle terapie eseguite in privato”.