Enrico – Venezia

Enrico – Venezia

Laicità vuol dire riconoscere che il patrimonio storico del popolo italiano ha una radice e che il linguaggio religioso è il linguaggio essenziale della persona

Enrico di Venezia, insegnante di Religione da 37 anni.

Caro ministro,
mi chiamo Enrico e insegno Religione dal 1984 con brevi supplenze; alla fine degli anni Ottanta arriva l’incarico annuale fino ad oggi. Licenziato il 31 agosto, assunto il 1° settembre di ogni anno. Sarà così sino alla pensione?
In tutti questi anni abbiamo visto molte riforme, che non sto qui ad elencare; ciò che non è cambiato è il fatto che abbiamo dovuto, e continuiamo a farlo, difendere non soltanto l’ora di religione cattolica in sé, ma il diritto dei nostri studenti e studentesse di vedere riconosciuto il lavoro svolto durante quest’ora.
Ho ancora in mente tutte le battaglie sulla collocazione della lezione di religione all’interno del quadro orario settimanale per evitare una sua marginalizzazione; tutti gli interventi per affermare il voto dell’insegnate di religione quando decisivo per la promozione di uno studente o di una studentessa; le azioni, che in molte scuole continuano tutt’ora, per vedere riconosciuta la partecipazione efficace dell’insegnamento nell’attribuzione del credito scolastico.
Nel 2004 poi c’è stato il concorso: passato con una media alta allo scritto, bocciato all’orale. Basta vedere le percentuali dei bocciati in Veneto per accorgersi che qui, e non solo in Veneto, è accaduto qualcosa di strano.
Laicità vuol dire riconoscere che il patrimonio storico del popolo italiano ha una radice e che il linguaggio religioso è il linguaggio essenziale della persona, perché ha a che fare col significato della realtà e della vita. Molte obiezioni, che sento da tempo, puntano sul tema che è una disciplina che fa riferimento a dogmi; il dogma è un insegnamento certo, e non c’è disciplina che ne sia sprovvisto. Basta essere insegnanti, o educatori, per accorgersene.
Io chiedo soltanto che ci sia data la stessa possibilità degli altri docenti, senza ipocrisie ideologiche, proprio attraverso una procedura straordinaria non selettiva come è già accaduto in passato.
Grazie.