Angelo – Taranto

Angelo – Taranto

Una platea di 15.000 precari che aspirano a stabilizzarsi, ma con meno della metà dei posti disponibili, la maggior parte dei quali concentrati nelle regioni del nord

Angelo di Taranto, insegnante di Religione da 21 anni

Caro Ministro,
sono Angelo, docente di Religione della provincia di Taranto, precario da ben 21 anni. All’epoca del primo ed unico concorso finora indetto non potetti partecipare perché mi mancava il requisito dei quattro anni di insegnamento precedenti all’anno scolastico in cui si svolgeva lo stesso, che invece maturavo nei giorni antecedenti alla chiusura della presentazione delle domande. Allora tale rinuncia – accettata con molto disappunto – era supportata dalla fiducia, stando al dispositivo della Legge 186/2003, di poter partecipare a quello successivo che sarebbe stato indetto a distanza di tre anni. Quella speranza, però, è stata vanificata dalle inadempienze di uno Stato che per troppi anni, fino ad oggi, ha continuato ad impiegarmi con contratti a tempo determinato, superando il limite dei 36 mesi, che anche la stessa CEDU il 26 novembre 2014 ha sentenziato non rispettoso della dignità dei lavoratori.
Dopo un’attesa lunga 17 anni solo e soltanto un concorso ordinario con un numero esiguo di posti, contrariamente a quelli che effettivamente sarebbero disponibili dato che quasi tutti noi precari di religione insegniamo su posti vacanti. Una platea di 15.000 precari che aspirano a stabilizzarsi, ma con meno della metà dei posti disponibili, la maggior parte dei quali concentrati nelle regioni del nord, che lasciano presagire, per le altre regioni, una sorta di guerra tra poveri, dove il massimo che viene concesso ai precari è la riserva del 50% degli stessi.
Come cittadino, a dirla tutta, non mi sento rispettato, non mi sento trattato in modo uguale agli altri cittadini così come recita la Costituzione…
Ciò che mi amareggia tanto, ancora, è sapere che lo Stato potrebbe risolvere il problema di noi precari di religione con almeno 36 mesi di servizio mediante una procedura straordinaria, come è stato fatto per gli altri docenti – ancor più in questo periodo di pandemia – ad invarianza di spesa, senza dover spendere nulla di più di quanto già fa – diversamente da quanto viene fatto credere dai suoi organi di controllo –, cosa che invece non si realizzerebbe se si dovesse espletare un concorso ordinario. Sembra, infatti, che tutto il risparmio dello Stato per non sforare i conti ricada su di noi e sulle nostre richieste, quando in questo ultimo anno e mezzo sono stati approvati scostamenti di bilancio per oltre duecento miliardi di euro, che naturalmente gravano anche su di noi.
Per queste ragioni, onorevole Ministro, continuerò con lo Snadir questa battaglia a difesa dei diritti di tanti colleghi, facendo sentire la loro voce ad un “Palazzo” che si trincera dietro le sue mura ed è incapace di osare, frenato dagli equilibrismi politici che si giocano sulla pelle dei cittadini.