I docenti precari di religione attendono la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea

I docenti precari di religione attendono la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Il 18 marzo scorso è stato reso noto l’importante parere dell’Avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea Evgeni Tanchev, che pone nuovamente all’attenzione dei soggetti interessati la questione della discriminazione di fatto subita dai docenti precari di religione nell’ambito delle procedure di immissione in ruolo nella scuola statale.

Ricordiamo che i docenti di religione sono stati destinatari di un concorso nel 2004 a seguito del quale solo il 70% delle cattedre disponibili sono state coperte con docenti di ruolo: da allora, dopo sedici anni, a settembre 2020 poche centinaia di precari hanno beneficiato di un parziale scorrimento della medesima graduatoria di merito. Migliaia di docenti di religione precari sono rimasti tali nonostante i venti, trenta e più anni trascorsi in cattedra. La discriminazione è un dato oggettivo: i docenti di religione, dal 2004, non hanno avuto ulteriori canali di reclutamento mentre i docenti delle altre discipline sono stati destinatari di diverse procedure concorsuali, alcune delle quali aventi carattere straordinario. Una ulteriore doppia discriminazione è derivata dall’articolo 1-bis della legge n.159 del 20 dicembre 2019: questa legge ha prospettato per gli insegnanti precari di religione un concorso ordinario mentre contemporaneamente si avviava, per le altre discipline (scuola secondaria), un concorso straordinario; inoltre, mentre i docenti precari di altre discipline usufruiscono dello scorrimento di graduatorie fino al loro esaurimento, per gli insegnanti di religione lo scorrimento dell’unica graduatoria esistente, quella del concorso 2004, sarà attuato solo nelle more di pubblicazione del bando di concorso.

Sono questi i motivi che hanno indotto numerosi precari di religione, negli anni scorsi, ad interpellare il Giudice del Lavoro nella speranza di una pronuncia che mettesse fine alla loro condizione di grave disagio: uno di tali ricorsi, depositato presso il Tribunale di Napoli, è stato “riassunto” dinanzi al Giudice europeo e in data 18 marzo 2021 è stato reso noto il parere dell’Avvocato generale che costituisce parte dell’iter che porterà alla sentenza della Corte. In tale giudizio si è costituita anche la Federazione Gilda-Unams a sostegno delle ragioni dei docenti precari di religione. Precisiamo che, attualmente, nel quadro normativo italiano non sussiste un obbligo della Pubblica Amministrazione di conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, ma l’ingiustificata reiterazione dei contratti a termine può motivare il riconoscimento, da parte del Giudice, di un indennizzo in favore del lavoratore.

La novità è che l’Avvocato generale Evgeni Tanchev, premesso che “non si pone nessuna questione tale da incidere sullo «status» della Chiesa cattolica”, ritiene che la conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato da parte del Giudice nazionale, è possibile se si siano determinate condizioni discriminatorie dei docenti precari di religione proprio con riferimento alla disciplina impartita. Questo, riteniamo, è quanto di fatto è avvenuto. Si comprende l’opportunità di una norma specifica per l’immissione in ruolo dei docenti precari di religione ma tale norma doveva essere emanata parallelamente a quelle che hanno riguardato tempi e modalità di assunzione dei docenti precari delle altre discipline.

Si attenderà adesso la sentenza della Corte. È comprensibile la speranza dei docenti precari di religione che si possa attuare adesso, anche tardivamente, la trasformazione della graduatoria di merito del concorso 2004 in graduatoria ad esaurimento e la predisposizione di un concorso straordinario per soli titoli o con sola prova orale non selettiva per coprire con contratti a tempo indeterminato tutti i posti attualmente disponibili in organico 2021-2022. Non sono in discussione le prerogative dell’autorità ecclesiastica che, anzi, vengono ribadite, ma il precariato è una condizione che toglie dignità ai lavoratori e questi devono essere messi tutti sullo stesso piano affinché tale condizione sia sanata in via definitiva.

Lo Snadir si augura che il Ministro Bianchi possa aprire un confronto con i sindacati in merito alla specifica questione. Intanto il Sottosegretario all’Istruzione On. Rossano Sasso, incontrato dal segretario nazionale Snadir Prof. Ruscica, si è detto disponibile a valutare anche la possibilità di una revisione dei commi 1 e 2 della legge n. 159/2019 senza escludere l’ipotesi di un concorso per titoli e servizi che preveda una prova di verifica alla fine dell’anno di prova e di formazione. Intanto registriamo che presso alcuni Tribunali dove sono pendenti ricorsi di docenti precari di religione, si sono avuti rinvii probabilmente determinati dall’attesa dell’esito in sede europea della sentenza della Corte.