Emma – Genova

Emma – Genova

La nostra assunzione sarebbe a costo zero per lo Stato perché avendo gli scatti di anzianità non costeremmo neppure un centesimo…

Emma di Genova, insegnante di Religione da 16 anni.

Caro ministro,
mi chiamo Emma, sono di Genova, sono sposata, ho portato con me i miei due figli, di dieci e sette anni. Insegno religione dal 1999, ho partecipato con riserva al concorso del 2004, l’ho superato, ma non sono stata inserita fra i docenti da immettere in ruolo perché per sei mesi ho insegnato nella scuola comunale.
Sono entrata nel tunnel di cronico precariato, che inizialmente non mi pesava perché è il lavoro che ho scelto di svolgere. Sono laureata in scienze dell’educazione, ho il vecchio diploma magistrale, ma non ho voluto inserirmi sul posto comune come insegnante di classe. Ho voluto continuare gli studi ottenendo anche la licenza in diritto canonico.
Gli anni passano, mi sono sentita discriminata. Sono andata in banca per comprare una casa, per aprire un mutuo con mio marito: il mio stipendio non veniva calcolato, per comprare una macchina stresso discorso, come se io non lavorassi, non esistessi. Mi sono sentita discriminata! Per chi è di ruolo è arrivato il bonus docenti, perché si chiede a noi insegnanti d’essere all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. Comprare strumenti tecnologici per la didattica quando hai una famiglia, con i miei figli che usufruiscono della legge 104, comporterebbe togliere risorse per la formazione dei miei figli. Aver dovuto comprare strumenti tecnologici per insegnare è stato molto frustrante, questa situazione s’è maggiormente acuita con la pandemia. Ci siamo trovati a dover insegnare in modo nuovo, come docente dovevo dare un servizio ottimale ai miei alunni.
I miei figli dovevano fare la didattica a distanza, se avessi avuto il bonus docenti mi sarei trovata attrezzata per acquistare strumenti tecnologici per insegnare. Noi ci siamo in modo continuativo nelle nostre scuole perché è una scelta che l’ufficio scolastico della Diocesi cerca di mantenere, però potrebbero spostarci in altre scuole. Come pacchi postali. Se ci dovesse essere un concorso ordinario, per valutare la nostra preparazione senza tener conto delle competenze che abbiamo dimostrato, io col mio lavoro pluridecennale in classe, sarebbe umiliante.
Ho 47 anni, verrei giudicata per vedere se sono una buona insegnante oppure no? Ho un buon numero di ragazzi che scelgono di seguire la religione, ho un buon rapporto con i colleghi, mi reputo una buona insegnante. Perché non ho il diritto anch’io – dopo 22 anni di precariato – di farmi riconoscere dallo Stato la professionalità maturata? Perché devo sostenere un esame che confermi le mie competenze?
Se io valgo, i miei studenti continuano a scegliere il mio servizio, così come accade da 21 anni! Quando parlo con colleghi più giovani mi sento una fallita perché non sono ancora di ruolo, nonostante tutti gli studi. Molto probabilmente se io avessi fatto la gavetta facendo la maestra su posto comune sarei di ruolo da tempo. Non è giusto! Si parla di tecnologia nella scuola: nella mia non funzionano diversi computer, la dirigente ci ha detto di comprare un computer personale da portarci a scuola! Me lo devo pagare io! L’età avanza, ho bisogno di sicurezze! La salute oggi c’è, ma se non ci fosse domani? La nostra assunzione sarebbe a costo zero per lo Stato, perché avendo gli scatti di anzianità non costeremmo neppure un centesimo.
Signor Ministro, si attivi! Subito! Oggi! Adesso! Attendo, attendiamo, siamo tanti, ed è a costo zero!